BRUXELLES (WSI) – Triste primato per i lavoratori italiani: il paese dove vivono risulta essere l’unico dell’Unione Europea in cui il costo del lavoro è in calo. A renderlo noto sono gli ultimi dati pubblicati da Eurostat sul costo dell’ora lavorata relativi al 2016 e che rendono noto come dinanzi ad una crescita in Europa dell’1,4% annuo, in Italia si segnala un calo dello 0,8%, cosa che non si è registrata in nessun altro paese.
In linea generale il costo del lavoro nell’Ue varia dai 4,4 ai 42 euro in tutti i 28 (presto 27) stati membri nel 2016. Il valore più basso si registra in Bulgaria (4,4 euro) e Romania (5,5euro), fino ad arrivare a quello più alto per la Danimarca (42 euro) seguita a ruota da Belgio (39,2 euro), Svezia (38 euro), Lussemburgo (36,6 euro) e Francia (35,6 euro).
E l’Italia? Il costo del lavoro è leggermente inferiore al livello medio europeo, ossia a 27,8 euro contro i 29,8 dell’intera area monetaria, ma è il trend a dover far preoccupare i dipendenti. ll costo orario è così tornato – come indica l’Eurostat – ai livelli del 2012, quando si trovava a 27,70 euro.
Guardando ai singoli settori, in quello industriale l’Italia si assesta a 27,8, a 23,4 nelle costruzioni e a 26,9 nei servizi. L’Italia inoltre è anche il paese con la componente non salariale del costo del lavoro più alta dopo la Francia e il Belgio (e la Svezia al di fuori dell’area euro). Tra le grandi economie, solo il Regno Unito ha un costo del lavoro più basso rispetto al nostro, ossia a 26,7 euro.
Il costo del lavoro che prende a riferimento l’Eurostat è costituito da buste paghe e costi non salariali per l’azienda, quali i contributi sociali dei datori di lavoro. Guardando ai paesi con la crescita più lenta del costo del lavoro, troviamo Malta (0,0%), Olanda (+0,1%) e Belgio (+0,2%) mentre quelli con l’aumento più rapido sono i paesi baltici, Lituania, Lettonia ed Estonia.