Lo stato di incertezza per l’emergenza Coronavirus spinge il risparmio degli italiani e rafforza la propensione a investire. La seconda ondata della pandemia di Covid-19 e il suo ulteriore impatto economico, come già accaduto per la prima ondata di primavera, hanno inciso sulle abitudini di risparmio degli italiani e sulle prospettive future del Paese, rafforzando quella tendenza ad essere ancora più favorevoli all’accumulo, in modo da creare riserve difensive di liquidità sui propri conti correnti.
Vale a dire, se la disoccupazione e la recessione preoccupano oggi più degli shock finanziari, le nuove restrizioni per contenere i contagi non hanno però arrestato la capacità di risparmio delle famiglie, considerato ancora più importante per affrontare un momento storico così eccezionale e atipico per tanti aspetti.
È quanto emerge dall’ultima edizione (autunno 2020) dell’Osservatorio semestrale, a cura di ANIMA Sgr, in collaborazione con la società di ricerche di mercato Eumetra Mr.
L’indagine, attraverso questionari erogati online, è stata realizzata nel corso del mese di ottobre (quindi prima che la seconda ondata della pandemia raggiungesse l’apice del mese di novembre) e si propone come obiettivo di analizzare i comportamenti finanziari delle famiglie italiane in funzione dei loro progetti.
La rilevazione, in particolare, è stata condotta su un campione di 1.097 adulti “bancarizzati” (cioè titolari di un conto corrente bancario o libretto bancario/postale), con accesso al web, rappresentativo di circa 35 milioni di persone (di cui 52% uomini e 48% donne). All’interno di questo bacino il 50%, oltre ad essere “bancarizzato”, è anche investitore.
La pandemia peggiora il sentiment sul paese
Esaminando il campione di riferimento, e facendo in primo luogo riferimento a situazione economica e solidità finanziaria dell’Italia rispetto ad un anno fa, si riscontra che per l’84% dei “bancarizzati” e per il 78% degli “investitori”, lo scenario è peggiorato ma se ci si proietta nel futuro prossimo, tra un anno, il contesto si fa un po’ meno fosco: scendono al 54% i bancarizzati e al 49% gli investitori che si aspettano un peggioramento della situazione.
Qualche segnale di minore pessimismo emerge analizzando la propria situazione personale, dal momento che il fronte dei pessimisti si riduce al 31% dei bancarizzati e al 25% degli investitori.
L’emergenza sanitaria cambia la scala dei rischi percepiti
L’analisi ha confermato una tendenza già riscontrata in occasione della rilevazione primaverile: la pandemia e le restrizioni che ha comportato per contenere i contagi, limitando libertà privata e socialità di chiunque, hanno anche modificato la percezione dei rischi più gravi. E questo vale sia per “bancarizzati” che per “investitori”, con percentuali abbastanza allineate.
A riprova, le pandemie, insieme alle malattie infettive, risultano oggi in vetta alla classifica; subito dopo, al secondo posto il rischio di disoccupazione e di recessione; seguono gli shock finanziari, i disastri naturali e infine i cambiamenti climatici.
Uno su cinque non può sostenere una spesa di 1.500 euro
Si presenta un’Italia per così dire a “più velocità”. Infatti, rispetto ad un anno fa, c’è chi pur riducendo le spese fa fatica ad arrivare a fine mese e non riesce più a risparmiare (il 32% dei bancarizzati e il 28% degli investitori); chi ha magari, invece, un reddito sicuro e un patrimonio alle spalle che non ha cambiato nulla nelle sue abitudini di spesa e consumi (22% dei bancarizzati e il 19% degli investitori).
Tuttavia, circa la metà delle famiglie del campione, avendo ridotto le spese come strategia difensiva, ha così aumentato i risparmi: il 30% dei bancarizzati e il 35% degli investitori risparmierà “qualcosa di più” e il 14% dei bancarizzati e il 16% degli investitori risparmierà “decisamente di più”.
Esiste però anche una fetta non marginale di famiglie economicamente fragili: il 18% dei bancarizzati non sarebbe in grado di sostenere (senza aiuti) una spesa imprevista di 1.500€; il 47% non avrebbe difficoltà e i restanti riuscirebbero ma con difficoltà. Se la spesa imprevista fosse di 5.000€, il 39% avrebbe bisogno di aiuti, il 28% non avrebbe difficoltà.
Cambiano le preferenze ma i progetti non si fermano
In questo contesto la progettualità non si è fermata, rimanendo su livelli stabili anche rispetto allo stesso periodo del 2019. Equivalgono a 33 milioni gli italiani che dichiarano di avere progetti da sviluppare (stabile rispetto a marzo 2020), con una media di circa 2,7 progetti in media per ogni italiano (quasi invariato rispetto al 2,8 di marzo).
Cambiano le preferenze per le tipologie di progetti: prima di tutto si risparmia per le emergenze (51% dei bancarizzati e 53% degli investitori); il Covid ha poi portato in primo piano i progetti che ruotano intorno alla casa (acquistare o ristrutturare è un progetto per il 31% dei bancarizzati e 34% degli investitori). Scende, invece, inevitabilmente l’attenzione per viaggi e vacanze alla luce delle restrizioni per contenere i contagi (29% dei bancarizzati e 30% degli investitori).
Solida propensione ad investire
L’indagine mostra anche una certa resilienza della propensione ad investire: il 63% dei bancarizzati e il 72% degli investitori ha dichiarato che se oggi avesse dei soldi sarebbe disponibile ad investire e, rispettivamente, il 62% e l’81% punterebbe su prodotti finanziari.
Per quanto riguarda le tipologie di strumenti e servizi in cui investire, alla luce del momento di incertezza, si registra un balzo delle preferenze per le polizze/assicurazioni sulla vita il 33% contro il 27% di un anno fa) e un interesse crescente verso i Piani di accumulo del capitale (22% contro 19% di un anno fa).
Interessante, infine, le risposte al seguente quesito: “Fino ad un anno fa l’investimento in titoli di stato (BTP) offriva una cedola (rendimento) dell’1,5% circa all’anno. Considerato che oggi lo stesso investimento non rende praticamente nulla, lei cosa farebbe in alternativa per ricercare rendimento?”
Il 55% dei bancarizzati ha risposto che non valendo la pena lascerà tutto sul conto; percentuale che sale al 67% dei risparmiatori più “razionali” e al 63% per quelli più “idealisti”.
Infine, per quanto riguarda i possibili errori commessi nelle scelte finanziarie sono diversi in base alla tipologia di risparmiatore: il 18% degli “idealisti” ha risposto di non aver risparmiato e nel fronte dei più “attivi” il 9% rivendica di aver scelto “prodotti troppo cari” e il 7% di non aver risparmiato per la pensione e l’8% di aver sbagliato momento, ma anche il 9% di essere stati troppo prudenti e conservativi. E ancora, il 9% degli idealisti e dei razionali di aver tenuto troppa liquidità sul conto corrente.
Pac, strumento ideale per smuovere la liquidità
Infine, analizzando singole soluzioni di investimento, sorprende che solo il 19% dei bancarizzati e il 33% degli investitori conosca e abbia acceso il Piano di Accumulo del Capitale (PAC), la forma più semplice e flessibile per costruire una riserva attraverso una sorta di risparmio forzoso e virtuoso, “a piccoli passi”, investendo periodicamente anche piccole somme.
Al tempo stesso questo però rivela l’ampio bacino potenziale presente sul tema delle forme di investimento graduale, come strumento per cominciare a smuovere la tanta liquidità presente sui conti correnti delle famiglie italiane. Stesso discorso per quanto riguarda i Piani di Risparmio (PIR) e le forme di previdenza integrativa: solo il 5% dei bancarizzati e il 10% degli investitori ha sentito parlare dei primi e li ha sottoscritti; soltanto il 12% dei bancarizzati e il 19% degli investitori conosce e ha sottoscritto un fondo pensione aperto, contro, rispettivamente, il 69% e il 50% che non ha sottoscritto nessuna forma di previdenza complementare.