L’ennesima beffa per i risparmiatori truffati dal crac di Banca Etruria e company è confezionata dal governo giallo-verde nella manovra di bilancio 2019. Lo denuncia un articolo de Il Fatto Quotidiano secondo cui la legge di Bilancio all’articolo 38 alza la cifra dei rimborsi a 1,5 miliardi nel triennio prossimo.
Da dove arrivano questi soldi? Dai “conti dormienti”, cioè conti correnti bancari, depositi etc. non toccati dai titolari da almeno 20 anni. Per avere il rimborso occorre rispettare tre condizioni.
Ci sono tre paletti: il rimborso ottenibile è limitato al 30 per cento della cifra persa e a un tetto massimo di 100 mila euro; e per richiederlo serve aver ottenuto una sentenza del giudice o dell’Arbitro per le controversie finanziarie della Consob che attesti la vendita fraudolenta delle azioni da parte degli istituti.
Ma la fregatura per i risparmiatori è dietro l’angolo, visto che secondo la norma contenute nella legge di bilancio chi accetta il rimborso rinuncia a qualsiasi azione legale su quegli importi.
“L’accettazione equivale a rinuncia all’esercizio di qualsiasi diritto e pretesa connessi alle stesse azioni”, recita la lettera F, del comma 3 dell’articolo 38 della manovra. Un controsenso. Se fisso la soglia di rimborso al 30 per cento del danno subito – accertato da una sentenza – perché non posso rifarmi sulla banca per il restante 70 per cento? La manleva non era prevista per gli obbligazionisti. In quel caso, peraltro, il rimborso avveniva a carico di un fondo alimentato da tutte le banche italiane. Per gli azionisti, invece, il ristoro avviene con fondi pubblici.
Il quotidiano parla così di scudo a difesa di quelle banche, da Intesa a Ubi, che hanno acquistato ad 1 euro le nuove banche nate dalle ceneri di quelle fallite, ma anche di quelle autorità di vigilanza, Consob e Bankitalia, che in più occasioni hanno fatto scarica barile su chi aveva la responsabilità di vigilare. La novità contenuta in manovra è stata segnalata alle associazioni dei risparmiatori dall’ex commissario della bicamerale d’inchiesta, l’ex senatore Andrea Augello che a Il fatto denuncia:
“È un condono tombale che salva le banche e le autorità di vigilanza, le cui colpe sono emerse in maniera lampante nei lavori della commissione.