FIRENZE (WSI) – Denis Verdini è stato condannato a nove anni di reclusione e interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’accusa per il senatore di Ala è di bancarotta e truffa nel crac del Credito Cooperativo Fiorentino, alla cui guida è stato per vent’anni.
A decidere la pena il collegio del tribunale di Firenze, presieduto dal giudice Mario Profeta. Tutto ha inizio nel 2011 quando gli ispettori di Bankitalia, al termine di una lunga indagine della procura di Firenze, dissero che l’istituto guidato da Verdini risultava fortemente incentrato proprio sulla figura del presidente, “promotore del sostegno al comparto immobiliare e direttamente interessato a iniziative editoriali, affidate dalla Bcc e in difficoltà”.
Nella relazione degli ispettori di via Nazionale sono emersi rapporti con costruttori, prestiti elargiti sulla base di informazioni false o contratti preliminari mai finalizzati, il tutto piegato ai voleri del presidente. Così il 31 ottobre del 2015 iniziò il processo fiorentino che vedeva al banco degli imputati 43 persone tra cui Verdini. All’epoca dell’inchiesta la banca toscana contava su 7 sportelli, 67 dipendenti e un migliaio di soci che, dalle carte dell’indagine, erano il bancomat di Verdini.
Il credito Cooperativo fiorentino elargì finanziamenti per investimenti immobiliari del gruppo Fusi-Bartolomei, legati da rapporti daffari a Verdini e anch’essi condannati. A ciò si affianca il buco della società editrice Il Giornale della Toscana e l’accesso, senza averne diritto, ai contributi per l’editoria per alcune testate locali. Da qui anche le accuse di truffa allo Stato per i fondi dell’editoria da parte della Ste, la Società Toscana di Edizione, editore proprio de Il Giornale della Toscana. Un sistema ampio che aveva come scopo quello di svuotare il patrimonio della banca guidata da Denis Verdini dal 1990 fino al commissariamento nel 2010.
I Pm avevano chiesto 11 anni di reclusione per Verdini ma la sentenza li ha ridotti a 9. Esclusa l’ipotesi accusatoria di associazione a delinquere, anche questa chiesta dai pubblici ministeri.