Sono 27 le richieste di rinvio a giudizio fatte dal pubblico ministero Andrea Claudiani al gup per il crac di Banca Etruria nel corso dell’udienza preliminare svoltasi il 29 novembre presso il tribunale di Arezzo.
Al banco degli imputati con l’accusa di bancarotta fraudolenta o semplice l’ex presidente della banca aretina finita in risoluzione insieme a CariFerrara, CariChieti e Banca Marche, Lorenzo Rosi ed ex membri del cda e d ex sindaci revisori. Quattro invece le richieste di rito abbreviato avanzate dagli avvocati dell’ex presidente Giuseppe Fornasari, dell’ex direttore generale Luca Bronchi, dell’ex vicepresidente Alfredo Berni, ed ex consigliere Rossano Soldini.
La tesi dell’accusa ruota attorno alla presunta esistenza all’interno di Banca Etruria di un governo ombra a cui partecipavano l’allora presidente e i suoi vice, Giovanni Inghirami e Giorgio Guerrini, e il direttore generale Bronchi. Un governo ombra che avrebbe volutamente tagliato fuori dalle decisioni il cda vero, ridotto a mero organo di ratifica di scelte già prese in forma ristretta il giorno precedente.
Tra le contestazioni fatte dal pm Claudiani, in rappresentanza del procuratore capo Roberto Rossi che guida il pool di magistrati che ha indagato sul crac, prestiti e finanziamenti mai rientrati in banca tra i quali il più clamoroso quello relativo al cosiddetto yacht Etruria della Privilege Yard che non è mai stato finito e che giace al porto di Civitavecchia. Secondo l’accusa si tratterebbe di denaro uscito senza rientrare, senza dubbio un’operazione che ha contribuito a mettere in crisi la banca.
Il gup si è riservato di decidere e si prevede che la decisione non arrivi prima del febbraio 2018.