Convincere i clienti a non vendere le azioni e spacciarle per sicure: questo il diktat che dall’alto era imposto a tutti i dipendenti di Veneto banca e a rivelarlo proprio uno di questi ex funzionari della sede centrale a Montebelluna.
Così scritto nero su bianco in due denunce depositate lo scorso 26 aprile in Procura a Treviso dall’avvocato Sergio Calvetti a nome di 43 clienti dell’ex Popolare, secondo cui tutti i suoi colleghi sarebbero stati a conoscenza della situazione e dei rischi dei debiti deteriorati.
L’ex funzionario, come riporta la stampa, nel 2013 dice che a tutto il personale della banca arrivò la direttiva di raccogliere più soci azionisti possibili perché la banca aveva problemi di credito da coprire. Una vera e propria azione di salvataggio di cui tutti erano a conoscenza ma che tutti hanno nascosto fino a quando il crac insieme a quello della Popolare di Vicenza era ormai noto.
Una notizia che riapre la ferita ancora aperta dei risparmiatori truffati dell’ennesima banca in crisi. Intanto parte ufficialmente oggi la gestione dei 18 miliardi di euro tra crediti deteriorati e sofferenze delle ex popolari venete. Ieri sono stati infatti firmati i due contratti con Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza e a occuparsi della gestione dei crediti sarà la Società gestione attività del Tesoro (Sga) la spa nata in origine per gestire il recupero dei crediti del Banco di Napoli.
I portafogli ceduti – spiega una nota della stessa Sga- sono costituiti da circa 112 mila posizioni debitorie, e hanno un valore lordo complessivo pari a circa 18 miliardi.