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Credit crunch mondiale, mai così male dai tempi del crack Lehman

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Roma – Credit crunch: un problema che non attiene ormai soltanto più all’Europa e che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutto il mondo. La Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI, BIS in inglese) lancia infatti un nuovo allarme, affermando che i prestiti erogati su base globale stanno subendo la contrazione più forte dai tempi del crack di Lehman, ovvero dal 2008.

Il riferimento è ai prestiti che vengono erogati tra un paese e l’altro: nel quarto trimestre dell’anno questi sono scesi di ben $799 miliardi di dollari; male anche i prestiti alle banche dell’Eurozona, che hanno segnato una flessione di $364 miliardi, o -5,9%, con riduzioni drastiche che hanno colpito soprattutto l’Italia -9,8% e la Spagna (-8,7%).

Il rapporto trimestrale dell’istituzione che ha sede a Basilea, in Svizzera, ha affermato che il fenomeno si deve ricondurre “soprattutto alle banche che hanno sede nell’Eurozona e che fanno fronte a continue pressioni per ridurre il loro rapporto di indebitamento (dunque, il leverage)”.

Sono insomma le regole che sono state imposte alle banche ad aver creato tale contrazione; importante menzionare infatti Basilea III, che chiede agli istituti di credito di portare il Core Tier 1 del loro capitale al 9% entro la fine proprio di questo mese; in caso contrario, le banche farebbero fronte al rischio di una parziale nazionalizzazione. Richieste arrivano anche dal Fondo Monetario Internazionale, che chiede che le banche riducano i loro asset di 2.000 miliardi di dollari entro la fine del prossimo anno; questo, anche nel caso si presenti “lo scenario migliore”.

Critico il giudizio di Tim Congdon, dell’International Monetary Research che, in un articolo pubblicato dal Telegraph e scritto da Ambrose Evans-Pitchard punta il dito contro queste disposizioni adottate dagli organismi internazionali. “Quello che stanno facendo è spaventoso. Se le banche riducono i loro bilanci, distruggono moneta. E ciò provoca una contrazione del credito e intensifica la recessione. Questo è il motivo per cui stiamo facendo fronte a un rallentamento globale”.