MILANO (WSI) – Non è gratis come viene sbandierata. Non è una «moneta» per come siamo abituati a percepire quelle con corso legale. E, anche se il nome, Crevit, sembra fare il verso a una sorta di istituto di credito, risalendo la catena della Crevit Italia Srl si arriva fino a una “unlimited company” numero 2121358 (non si sa nient’altro, nemmeno l’indirizzo) di Hong Kong. Anche se è emersa solo ora, la società Crevit Italia Srl era stata fondata da Marco Melega già nel 2009, subito dopo il fallimento di una sua precedente attività con la Level One Srl. In una vecchia versione del sito registrato da una «wayback machine», una sorta di archivio fotografico del web, lo spot era degno di una delle sirene dell’Odissea: «Compra e vendi senza denaro». «Senza soldi non si canta messa…» ha postato, con saggezza popolare, un utente sulla pagina Facebook del gruppo. Comunque dallo scorso luglio il 100% delle quote è passato alla Crevit International Holding Limited (Cina). Sul chi ci sia dietro la società non ha risposto.
Si legge nel sito crevit.it che «Crevit è la nuova moneta complementare non convertibile in euro a cui è dato il valore convenzionale di un euro». La curiosità, inutile negarlo, viene solleticata. E anche l’idea ha un suo valore suggestivo: in una fase di crisi il ritorno a una forma di baratto tra beni e servizi – di cui il Crevit si propone come unità di misura all’interno della piattaforma online permettendone la circolazione – non è sbagliata ma nemmeno nuova (in Sardegna una startup italiana finanziata dal fondo DPixel e partecipata da alcune fondazioni bancarie opera da alcuni anni con il Sardex che però è un circuito di credito solo tra aziende selezionate).
Visto che il Crevit tenta di coinvolgere le famiglie e offre a chiunque un conto via web è giusto leggere bene le postille sommerse nel fiume di promesse. Del tipo: è vero che non è convertibile in euro? Dipende se sei in credito o in debito. Per certi versi ricorda un test di valutazione da mondo della finanza gessata. Domanda: quanto fa 2+2? Risposta esatta: dipende se stiamo comprando o vendendo… Così bisogna sapere che il credito in Crevit «non è mai convertibile in euro». Ma niente paura: secondo la società se non sapete cosa farne basta trovare una Onlus a cui regalarli. Bene che vada sarebbe come trovarsi un cassetto pieno di «buoni pasto» che nessuno accetta più. Dalla carta straccia al bit straccio. Diversamente, per chiudere un conto a debito dopo 24 mesi, gli euro tornano improvvisamente di moda, chiaramente a vantaggio della società (il debito in Sardex, per esempio, non può essere tramutato in euro, mai).
Altra illusione: «La piattaforma è gratuita». Sì, aprire un conto vuoto, ma acquistare crediti con un fido ha una commissione del 5% più Iva. Inoltre va chiarito subito un altro fattore: il Crevit non è una criptomoneta come il bitcoin. La differenza è sostanziale: il bitcoin viene registrato su memoria informatica e non è legato al fallimento di una singola società (nel caso del crac della piattaforma giapponese MtGox molti utenti non avevano registrato i codici). Qui, invece, i crediti svaniscono con un fallimento.
Insomma nel Crevit non c’è nessun algoritmo o tecnologia. Quello che fa Crevit lo potrebbe fare qualunque gruppo di persone: la differenza la fa solo la fiducia nei confronti del marchio (con holding in Cina).
Copyright © Corriere della Sera. All rights reserved