Società

Crisi, anche il politico piange: “Siamo poveri”

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ROMA (WSI) – “I parlamentari fanno parte degli italiani poveri”. Con un Prodotto Interno Lordo che frana per il settimo trimestre consecutivo, ed una disoccupazione giovanile oramai prossima al 40%, le dichiarazioni dell’onorevole Gianfranco Rotondi non possono lasciare indifferenti. Intollerabili in un periodo di relativo benessere, economico, politico, ma ora no. Figuriamoci. Da 14 anni in Parlamento – a 12 mila euro netti al mese, più un maestoso ventaglio fatto di sconti, agevolazioni, benefit – l’ex ministro Pdl sospira di far parte “degli italiani meno abbienti”. Lo dichiara durante una puntata di Omnibus Notte, su La7. “Sicuramente appartengo alla gente povera, noi parlamentari facciamo parte degli italiani meno abbienti, altroché casta”. Il giorno dopo, su twitter, Rotondi nega tutto, prova a spiegarsi, ma il video è lì, impietoso. E purtroppo questa è solo l’ultima di un’infinita serie di dichiarazioni sul tema.

In questi anni, di pari passo con l’acuirsi della crisi, abbiamo dovuto sorbirci pure il malessere di certa parte della nostra classe dirigente, una delle più remunerate del Continente. Un malcontento manifestato in Europa come in Italia, su vitalizi e diarie, prima, durante e dopo ogni rara sforbiciata. Si parte con Clemente Mastella, e quei 290 euro al giorno provenienti da Bruxelles, definiti una “miseria”. Si prosegue con lamentele bipartisan, da Luca Barbareschi a Oliviero Diliberto, passando per Marcello Dell’Utri ed Antonio Razzi. A difesa dei privilegi, argomentazioni di ogni tipo: c’è persino chi lamenta di dover fare da testimone di nozze “ad un sacco di matrimoni”, per mantenere buoni rapporti con l’elettorato. E questo, sapete, costa.

Francesco Nitto Palma, da senatore di Forza Italia (8 novembre 2007):
“Dico no alla riduzione dello stipendio dei senatori: è un grave errore andare incontro alla demagogia, all’anti-politica strisciante”.

Clemente Mastella, da eurodeputato Pdl (15 luglio 2009):
“Una diaria di 290 euro! ‘Sta miseria. Non ci si sta dentro. Questi non sanno cosa si prende al Parlamento italiano… Qui si prende meno che in Italia!”.

Luca Barbareschi, ex Pdl, da deputato del Gruppo Misto (31 ottobre 2009):
“Ho oltre l’80% di presenze. Ah, sicuro che ne ho solo il 47%? Vabbè, è la stessa cosa: non ce la farei ad andare avanti con il solo stipendio da politico”. “Ma sono circa 23 mila euro lordi al mese, più tutti i benefit”, sottolinea l’intervistatore del Fatto Quotidiano. Barbareschi: “E allora? Non sono mica nato da una famiglia ricca. Nessuno mi ha lasciato niente. E’ facile parlare per voi! Voi giornalisti siete la vera casta, la feccia”.

Giorgio Clelio Stracquadanio, da deputato Pdl (11 maggio 2010):
“I parlamentari che lavorano seriamente dovrebbero guadagnare di più. Hanno una responsabilità enorme ogni volta che schiacciano un pulsante per votare. Dalla Camera io incasso 15 mila euro al mese. Tra appartamento, telefono, spese per l’auto, documentazione e sito web, alla fine me ne restano solo 4 mila”.

Ed il 17 febbraio 2012, per non farsi mancare nulla:
“Chi guadagna 500 euro al mese è uno sfigato: per fortuna sono pochissimi in Italia. Si tratta di una piccola quota di popolazione, altrimenti avremmo i morti di fame per le strade. Si parla di situazioni limite. Sono stufo di questa retorica piagnona, non esiste guadagnare 500 euro al mese. Ma chi li guadagna?”.

Gianfranco Rotondi, da ministro e deputato Pdl (28 giugno 2011):
“Se vogliamo restare in sella dobbiamo coccolare i parlamentari. Tanto, più impopolari di così… Diciamolo chiaramente: siamo impopolari. E’ inutile puntare sul gradimento, ormai non possiamo più ottenerlo. Se uno un giorno dice a deputati e senatori che vanno dimezzati, il giorno dopo che taglia loro gli stipendi, quello successivo che gli toglie l’auto blu, allora è un kamikaze, significa che vuole proprio farlo cadere questo governo. Berlusconi deve avere un’unica preoccupazione: coltivare i rapporti con Camera e Senato… Teniamoci buoni i mille parlamentari. Non possiamo dargli l’aumento, ma almeno coccoliamoli, rassicuriamoli”.

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