ROMA (WSI)- “BBC Democracy Day: Europe ‘faces political earthquakes’ “, ovvero: Il giorno della Democrazia della BBC: l’Europa fa fronte a terremoti politici”. L’articolo del giornalista Mike Wooldrige lancia un chiaro avvertimento per il 2015, e si basa su una ricerca che è stata messa a punto dall’Economist Intelligence Unit (EIU).
L’EIU afferma che in Europa esiste una “crisi di democrazia”, che si può descrivere come un vuoto tra le elite e gli elettori. Siamo in presenza di “un vuoto enorme nel cuore della politica europea, laddove dovrebbero esserci grandi idee”.
Tutto ciò si traduce nel successo sempre più dirompente di partiti di matrici populiste, che sono sulla buona strada per vincere le elezioni e per costringere i partiti tradizionali a stringere alleanze che fino a poco tempo fa erano considerate impensabili.
Caratteristiche chiave del caos che ha investito la politica sono la bassa affluenza al voto, dunque l’astensionismo, e la fuga degli elettori dai partiti tradizionali.
A tal proposito, indicativo è il caso del Regno Unito, in cui si terranno le elezioni a maggio, e che è “sull’orlo di un periodo di instabilità politica potenzialmente prolungato”, dal momento che cresce il rischio della formazione di un governo instabile. Si prevede infatti che il partito populista UKIP (UK Independence Party) prenderà voti sia dagli ex elettori del Partito conservatore che di quello laburista.
Ovviamente, la sfida politica più immediata è quella della Grecia, con le elezioni del prossimo 25 gennaio, provocate dal fallimento del Parlamento nel riuscire a scegliere, a dicembre, un nuovo Presidente della Repubblica. I sondaggi mettono in evidenza che il partito populista Syriza potrebbe confermarsi il primo del paese.
In caso di formazione di governo, l’EIU avverte, Syriza potrebbe scatenare ondate di shock anche in altri paesi dell’Unione europea e agire come esempio da emulare. “L’elezione di un governo guidato da Syriza sarebbe molto destabilizzante, sia a livello nazionale che regionale. Certamente, scatenerebbe una crisi nelle relazioni tra la Grecia e i suoi creditori internazionali, dal momento che uno dei principi della sua piattaforma politica è la svalutazione del debito”.
“Considerato il maggior successo che partiti simili contro l’establishment stanno raccogliendo rapidamente in altri paesi dove si terranno le elezioni nel 2015, l’effetto domino di un ulteriore periodo di confusione in Grecia potrebbe essere significativo”.
Imprevedibili sarebbero a questo punto i risultati delle prossime e imminenti elezioni in Danimarca, Finlandia, Spagna, Francia, Svezia, Germania e Irlanda.
“Esiste un comune denominatore in questi paesi: è l’avanzata dei partiti populisti”, scrive il rapporto dell’EIU, precisando che tali movimenti rappresentano una fetta crescente di elettori stanchi delle politiche di austerity di Bruxelles e del fenomeno dell’immigrazione.
Ma l’Europa non ha certo l’esclusiva di questo problema: diversi movimenti di protesta si sono manifestati in più di 90 paesi negli ultimi cinque anni, spesso guidati da individui appartenenti alla classe media, giovani e istruiti, che non si sentono rappresentati dai loro leader politici e preferiscono Twitter e altri social network ai mezzi di comunicazione tradizionali per dare voce alle loro idee.
Si parla di proteste del popolo che hanno investito “l’Europa, il Medio Oriente, il Nord Africa e l’America latina negli ultimi anni. Altre regioni come l’Asia e il Nord America sono state meno suscettibili (a queste proteste), ma non ne sono risultate del tutto estranee”. (Lna)
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