La crisi di governo, avviata da Matteo Renzi la scorsa settimana, ha spinto il premier Conte a rassegnare le dimissioni.
Secondo una nota di Palazzo Chigi, diffusa ieri in serata, martedì 26 gennaio alle ore 9 si riunirà il Consiglio dei ministri nel corso del quale il presidente del consiglio comunicherà ai ministri la volontà di recarsi al Quirinale per rassegnare le sue dimissioni. A seguire, il presidente Conte si recherà dal presidente della repubblica, Sergio Mattarella.
Gli esegui voti raccolti al Senato la scorsa settimana non sono stati sufficienti a garantire al governo Conte di avere ancora una maggioranza stabile in grado di procedere senza intoppi con i lavori parlamentari.
Crisi di governo, il ruolo del Quirinale
A questo punto la palla passa al Quirinale che vestirà i panni dell’arbitro. Già mercoledì pomeriggio Sergio Mattarella potrebbe iniziare le consultazioni con i leader dei diversi partiti per sondare l’umore sul da farsi. Vista la difficile situazione economica e sanitaria in cui versa il Paese gli incontri al Quirinale saranno approfonditi ma rapidi.
Il punto è capire, e questo accadrà solo nelle prossime ore, se il premier sia riuscito a trovare i numeri per formare i famosi gruppi di responsabili e così presentarli in qualche modo al Capo dello Stato insieme alle dimissioni, oppure se nel colloquio con Mattarella il premier Conte evidenzierà le sue difficoltà politiche nel continuare senza una base parlamentare solida.
I possibili esiti della crisi
Al momento attuale è veramente difficile ipotizzare quali potrebbero essere per il Capo dello Stato le soluzioni della crisi. Solo dopo aver ascoltato i rappresentanti delle forze politiche, Mattarella potrà comprendere se ci sono gli spazi per un pre-incarico o un incarico pieno che possa poi portare ad un Conte Ter, sostenuto dall’attuale maggioranza, con gli stessi partiti e/o con altre formazioni.
Nel caso in cui invece la figura di Conte risultasse improponibile, si potrebbero aprire nuovi scenari che vanno da un cambio di premier ma non dell’attuale coalizione; alla creazione di un governo sostenuto dalla cosiddetta ‘maggioranza Ursula’; e nel caso più estremo ad un esecutivo tecnico di larghe intese.
L’ultima ratio, in caso di impossibilità di formare un nuovo esecutivo, è che Matterella decida di sciogliere le Camere per andare al voto. Scenario che, al momento, appare piuttosto remoto.
In ogni caso, fino al giuramento di un nuovo Esecutivo nelle mani del Capo dello Stato, il governo uscente rimane in carica pe lo svolgimento degli affari correnti. Tra questi rientra l’eventuale emanazione di decreti legge in casi di necessità ed urgenza.