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Crisi di governo, per Fitch è la fine della stabilità politica. Anche se Draghi resterà

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Con o senza dimissioni di Mario Draghi, i prossimi mesi saranno tutti in salita per l’economia italiana. Parola dell’agenzia di rating Fitch, secondo cui  “le dimissioni di Draghi da presidente del consiglio italiano dopo una spaccatura nel suo governo di unità nazionale annunciano una maggiore incertezza politica anche se venissero evitate le elezioni anticipate” hanno scritto gli analisti, spiegando che “le implicazioni di breve termine per la politica economica e di bilancio dipendono dagli esiti politici, ma è probabile che le riforme strutturali e il risanamento di bilancio diventino più impegnativi“.

L’idea degli esperti di Fitch è che “anche se Draghi dovesse rimanere, i partiti che lo sostengono cercheranno maggiore visibilità con l’avvicinarsi delle elezioni, amplificando le tensioni esistenti” sottolinea l’analisi. In particolare, Fitch prevede “pressioni per un maggiore allentamento fiscale nella prossima legge di bilancio”.

Peraltro – ricorda l’agenzia – elezioni anticipate non solo “renderebbero estremamente stretti i tempi per l’approvazione della legge di bilancio” ma “potrebbero anche rendere più difficile per l’Italia raggiungere gli obiettivi per la prossima erogazione di fondi NextGenerationEU a dicembre, o indebolire la capacità delle autorità di dispiegare i fondi già ricevuti”.

Le stime di Fitch

Secondo le stime di Fitch, l’Italia si appresta a chiudere un 2022 con un disavanzo maggiore rispetto a quello stimato dal governo (5,9% del Pil contro il 5,6%) per via di un maggiore sostegno ai prezzi energetico e una maggiore spesa per interessi sui titoli legati all’inflazione. Per il 2023 “ci aspettiamo una modesta riduzione del disavanzo al 4,5% del Pil (il governo prevede il 3,9%), riflettendo in parte le pressioni fiscali pre-elettorali”.

Le preoccupazioni sullo scudo anti-spread

Tra gli analisti c’è poi un’altra questione che preoccupa. Ovvero quello dello scudo anti spread. Draghi riferirà alle camere nella giornata di domani, mentre la Banca centrale europea (BCE) dovrebbe annunciare nella riunione di giovedì lo strumento anti-frammentazione a beneficio dei paesi più indebitati.

Ma gli economisti avvertono che lo sconvolgimento in Italia mette in evidenza quanto sarà difficile per la banca centrale distinguere l’impatto della speculazione ingiustificata da movimenti più giustificati dei titoli. “Tutto questo rende la vita della Bce molto più difficile“, ha dichiarato qualche giorno fa al Financial Times Spyros Andreopoulos, economista europeo senior della banca francese BNP Paribas ed ex membro della Bce. “In alcuni Paesi si potrebbe pensare che la Bce intervenga per raccogliere i cocci dei fallimenti dei politici“.