Economia

Crisi gas: l’Europa trova accordo, le misure al vaglio

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Acquisti comuni, price cap e, forse, un nuovo Sure. Dopo una trattativa di dodici ore, i capi di stato e di governo riuniti al Consiglio europeo hanno trovato un accordo sulle misure da adottare contro la crisi gas. Anche se tutte sono a dosi omeopatiche, in modo che i ventisette possano dire di aver avuto ciò che volevano e che l’unità dell’Unione europea è salva.

Le misure

Nel concreto, il binario è quello proposto dalla Commissione il 18 ottobre scorso. Le misure non cambiano: si va dalla piattaforma aggregata per il gas – volontaria ma obbligatoria per una quota del 15% del volume totale degli stoccaggi in Europa – all’incentivazione delle rinnovabili fino a un price cap al gas nella formazione dell’elettricità.

Questo non vuol dire che vedremo applicati a breve questi provvedimenti. L’accordo è stato possibile solo perché nelle conclusioni i leader di fatto si sono impegnati a discuterne ancora.  La strada, in realtà è ancora lunga ma ora, forse, se ne intravede la fine.

Entro l’inizio di novembre la Commissione “si esprimerà molto chiaramente” sul price cap “e andremo avanti spediti anche sulla solidarietà finanziaria”, ha spiegato il presidente francese Emmanuel Macron secondo il quale, su quest’ultimo punto, le opzioni di Bruxelles sono due: uno Sure 2 oppure utilizzare i prestiti ancora disponibili (circa 200 miliardi) oggi nel quadro del RePowerEu, “dando un po’ di flessibilità”.

Entrando nel dettaglio delle misure,

  • La prima è “l’acquisto congiunto volontario di gas, con l’obbligo per un volume equivalente al 15% del fabbisogno di stoccaggio, in base alle esigenze nazionali,e l’accelerazione dei negoziati con partner affidabili per cercare partenariati reciprocamente vantaggiosi sfruttando il peso collettivo del mercato dell’Unione e facendo pieno uso della piattaforma energetica dell’Ue, aperta anche ai Balcani occidentali e ai tre partner orientali associati”, si legge nel testo delle conclusioni.
  • La seconda misura riguarda “un nuovo paramentro di riferimento complementare (al Ttf, ndr) entro l’inizio del 2023 che rifletta più accuratamente le condizioni del mercato del gas”.
  • La terza misura è relativa a “un corridoio di prezzo dinamico temporaneo sulle transazioni di gas naturale per limitare immediatamente gli episodi di prezzi eccessivi del gas”.
  • La quarta, è “un quadro temporaneo dell’Ue per fissare un tetto al prezzo del gas nella generazione di elettricità, che comprenda un’analisi dei costi e dei benefici, senza modificare l’ordine di merito, impedendo nel contempo l’aumento del consumo di gas, affrontando gli impatti finanziari e distributivi e il suo impatto sui flussi al di fuori dei confini dell’Ue”.
  • La quinta misura riguarda i “miglioramenti al funzionamento dei mercati dell’energia per aumentare la trasparenza del mercato, alleviare le tensioni sulla liquidità ed eliminare i fattori che amplificano la volatilità dei prezzi del gas, garantendo al contempo il mantenimento della stabilità finanziaria”.
  • Sesta misura, “l’accelerazione della semplificazione delle procedure di autorizzazione al fine di velocizzare l’introduzione delle energie rinnovabili e delle reti, anche con misure di emergenza sulla base dell’articolo 122 del Tfue”. La settima azione riguarda le “misure di solidarietà energetica in caso di interruzioni della fornitura di gas a livello nazionale, regionale o dell’Unione, in assenza di accordi di solidarietà bilaterali”.
  • L’ottava misura riguarda “sforzi maggiori per il risparmio energetico”.
  • La nona misura è “la mobilitazione degli strumenti pertinenti a livello nazionale e dell’Ue”.

Le reazioni

La lettura dell’accordo è totalmente diversa. Mario Draghi, lasciando Bruxelles, sottolinea: “E’ andata bene”. L’accordo, infatti, mette nero su bianco “l’urgenza delle decisioni concrete” da prendere sul gas con una serie di misure che includono la piattaforma di acquisti comuni e un nuovo benchmark complementare al Ttf.

Le parole del premier olandese Mark Rutte e quelle del cancelliere tedesco Olaf Scholz lasciano intendere che inon ci sarà bisogno di nuovo debito comune, perché i soldi in cassa bastano e avanzano e che insomma si vedrà più avanti.

Nel mezzo si è messo Emmanuel Macron secondo il quale le opzioni di Bruxelles sono due: uno Sure 2 oppure utilizzare i prestiti ancora disponibili (circa 200 miliardi) oggi nel quadro del RePowerEu, “dando un po’ di flessibilità”.

Le prossime tappe

Per il 18 novembre è previsto invece un altro Consiglio Energia straordinario. La tabella di marcia l’ha descritta il presidente francese, Emmanuel Macron: “Abbiamo chiesto alla Commissione di agire in maniera molto urgente nelle prossime settimane. La prossima settimana si terrà un Consiglio Energia che ci permetterà di progredire e ci sarà il lavoro della Commissione che ora ha ricevuto un sostegno su tutte le proposte che ha fatto. Le prossime due-tre settimane permetteranno alla Commissione di produrre chiaramente questo meccanismo. A fine ottobre inizio novembre potremmo averlo all’opera”.