Sui mercati le tensioni crescenti nel Mar Rosso aumentano il rischio di nuove pressioni al rialzo sull’inflazione, così come le continue perturbazioni nel Canale di Panama. A sottolinearlo in un recente report S&P Global Ratings ricordando come il Mar Rosso rappresenti “una rotta fondamentale per il transito di materie prime energetiche (in particolare petrolio e gas naturale liquefatto) e per le merci in generale”. I costi di trasporto sono aumentati come reazione al conflitto, sebbene il rialzo dei prezzi delle materie prime sia rimasto finora contenuto. Le principali economie EM più direttamente colpite includono l’India, la Cina (attraverso le importazioni di risorse energetiche) e la Turchia (date le interruzioni delle catene di approvvigionamento).
Una crisi quella del Mar Rosso che ha ripercussioni immediate anche sull’economia italiana. I ribelli Houthi yemeniti hanno, infatti, determinato lo spostamento delle rotte di trasporto, provocando un ritardo nelle catene di approvvigionamento delle componenti. La crisi in Yemen e gli attacchi alle postazioni Houthi da parte di Gran Bretagna e Stati Uniti hanno già iniziato a condizionare il prezzo del petrolio.
E secondo secondo i numeri diffusi da Confartigianato ammontano a 8,8 miliardi, 95 milioni al giorno, i danni per il commercio estero italiano accumulati tra novembre 2023 e gennaio 2024 a causa della crisi nel Mar Rosso.
Mar Rosso: le conseguenze per il commercio italiano
Gli attacchi alle navi che transitano per il Mar Rosso hanno un impatto diretto sul commercio estero italiano. I danni ammontano a 95 milioni di euro al giorno, con una cifra che nel complesso si aggira a 8,8 miliardi di euro tra il mese di novembre 2023 e gennaio 2024.
A fare il punto della situazione è appunto Confartigianato, che ha quantificato il costo del calo di traffico di navi mercantili tra l’Oceano Indiano e il Mar rosso sui flussi dell’interscambio commerciale tra Italia ed Asia, Oceania, i paesi del Golfo Persico e del Sud-est dell’Africa. In particolare, nel corso degli ultimi tre mesi, il nostro Paese ha perso 3,3 miliardi di euro, che corrispondono a 35 milioni ogni giorno. La perdita è determinata dalle mancate o ritardate esportazioni. A cui si deve aggiungere un danno di 60 milioni al giorno – complessivamente 5,5 miliardi di euro – per il mancato approvvigionamento dei vari prodotti manifatturieri.
L’impatto su micro e piccole imprese
A pagare le conseguenze della crisi nel Mar rosso sono anche le micro e piccole imprese italiane, che, almeno tra quelle europee, risultano essere a maggior rischio. La quota di export verso i paesi extra Eu di questo segmento imprenditoriale è pari al 32,7% del totale europeo. Il valore risulta essere addirittura doppio rispetto a quello delle omologhe imprese della Germania.
Solo per avere un’idea del flusso di import-export dei prodotti Made in Italy che transita per il Mar Rosso, basti pensare che nel 2023 ammontava a 30,8 miliardi di euro, che corrisponde a 1,5 punti di Pil.
L’escalation della crisi in Medio Oriente – spiega Marco Granelli, presidente di Confartigianato – penalizza il sistema del made in Italy e l’approvvigionamento di prodotti essenziali per la trasformazione della manifattura italiana, aggravando la frenata del commercio internazionale. Gli effetti della crisi del Mar Rosso, sommati alla stretta monetaria in corso e alla riattivazione delle regole europee di bilancio, potrebbero avere pesanti conseguenze sulla crescita economica italiana. E’ indispensabile mettere in campo tutte le misure, a cominciare dall’attuazione del Pnrr, per alimentare la fiducia e la propensione ad investire delle imprese e scongiurare il rischio di una frenata del ciclo espansivo dell’occupazione.
Entrando nel dettaglio, le esportazioni di prodotti con il maggiore apporto delle nostre piccole imprese si attestano sui 10,8 miliardi di euro. Il valore più alto – pari a 4,2 miliardi di euro – riguarda i prodotti alimentari. Seguono:
- i prodotti in metallo: 1,8 miliardi;
- altri prodotti, tra i quali rientrano gioielleria e occhialeria: 1,8 miliardi;
- moda: 1,5 miliardi;
- legno e mobili: 1 miliardo.
Ai settori che abbiamo appena elencato si aggiunge un comparto molto importante per l’export italiano verso i paesi emergenti dell’Asia: i macchinari e gli impianti. Anche in questo segmento sono presenti molte micro e piccole imprese. Solo nel 2023 il flusso di valore transitato attraverso il canale di Suez è stato pari a 11,6 miliardi euro.
Penalizzate anche le imprese dei trasporti
A pagare dazio alla crisi del Mar Rosso, secondo Confartigianato, sono anche le piccole imprese che operano nel settore dei trasporti. Nelle province in cui sono localizzati i 15 maggiori porti con almeno un milione di tonnellate di merci movimentate attraverso il Mar Rosso, sono a rischio 2,5 miliardi di euro di fatturato del sistema trasporti e logistica. Complessivamente in questo settore operano 13.000 imprese, delle quali:
- 7.979 sono imprese dell’autotrasporto merci;
- 1.136 sono imprese del trasporto marittimo di merci;
- 5.683 sono imprese dei servizi della logistica.
Confartigianato spiega che gli effetti della crisi si manifestano con l’allungamento dei tempi di consegna delle merci, perché è necessario utilizzare delle rotte che circumnavigano l’Africa. Scelta che determina l’aumento del costo del trasporto marittimo. L’indice del costo del trasporto marittimo nella settimana che si è conclusa il 12 gennaio 2024 è aumentata del 120,6% rispetto alla settimana precedente.
Confartigianato ha calcolato anche l’impatto della crisi di Suez sulle esportazioni delle regioni italiane. Il valore più alto di prodotti trasportati via mare attraverso il Mar Rosso è quello della Lombardia pari a 12,9 miliardi. Seguono:
- Emilia-Romagna: 9,4 miliardi;
- Veneto: 5,7 miliardi;
- Toscana: 4,7 miliardi;
- Piemonte: 4,2 miliardi;
- Friuli-Venezia Giulia: 2 miliardi.