I prezzi del petrolio salgono ai massimi da sette anni dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha ordinato alle truppe di entrare nell’Ucraina orientale, aumentando il rischio di interruzioni alle spedizioni di energia.
La mossa di Putin è arrivata dopo la firma di ieri di un decreto che riconosce le due province ucraine orientali di Donetsk e Luhansk come stati indipendenti. Entrambe queste province sono controllate da separatisti filo-russi, alimentando i timori che la guerra sarà sempre più difficile da evitare.
Attesi ulteriori rialzi per Brent e WTI
Dopo la fiammata di questa mattina i prezzi del Brent si sono ridimensionati nel pomeriggio portandosi a 93,5 dollari al barile (+0,54%).
“La mossa più grande che abbiamo visto oggi da parte dei clienti è l’acquisto di petrolio, aspettandosi che la recente escalation colpisca l’offerta e spinga i prezzi dell’energia più in alto. Il Brent è scambiato ai massimi degli ultimi 7 anni e c’è la possibilità di vedere presto prezzi superiori ai 100 dollari, a seconda della risposta della Russia alle sanzioni economiche. Abbiamo anche visto i clienti vendere il rublo russo, che scambia vicino al suo minimo di 2 anni contro il dollaro USA come reazione.”
Afferma XTB leader globale degli investimenti finanziari online.
“Il rischio di un’escalation della situazione in Ucraina era già stato digerito dagli investitori da tempo. Così, mentre l’aumento dei prezzi dell’energia è stato notato, i movimenti sono tutt’altro che drammatici. Detto questo, gli investitori odiano l’incertezza e qualsiasi movimento di truppe su larga scala da parte della Russia oltre Donetsk e Luhansk probabilmente innescherà una maggiore fuga verso i beni rifugio.”
Petrolio e il rischio inflazione
La preoccupazione a lungo termine per l’economia rimane l’inflazione ed è in questo senso che l’Europa non può permettersi di vedere i prezzi del petrolio sopra i 100 dollari per un periodo di tempo significativo. Una lunga serie di ostilità economiche tra l’Occidente e la Russia manterrà i prezzi dell’energia elevati e questo avrà effetti più profondi sull’economia reale, dato che l’inflazione dovrebbe superare il 7% nel Regno Unito nei prossimi mesi.
È in questo senso che l’ondata iniziale di sanzioni alla Russia, così come le mosse successive, saranno seguite da vicino dagli investitori.
“Vedere i prezzi del petrolio salire ai massimi di sette anni oggi ricorda gli anni ’70”.
ha affermato Simon Tucker, responsabile dell’energia presso Infosys Consulting, in riferimento alla crisi petrolifera del 1973.
“L’abbiamo già visto: i prezzi salgono alle stelle, il pubblico è costretto a usare di meno e, in definitiva, sono i paesi più poveri a soffrire di più”.
Come si sta muovendo l’Opec+
Le tensioni sul prezzo del petrolio sono destinate a persistere visto che per il momento non si può fare affidamento sull’offerta aggiuntiva da parte dell’Opec+.
Dopo che Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno rifiutato le richieste di pompare più petrolio per allentare la pressione sui prezzi durante il fine settimana, anche l’Iraq ha rifiutato un’espansione più marcata della produzione.
“I prezzi dell’energia aumenterebbero probabilmente in caso di un’escalation intorno all’Ucraina, stimolati anche da un vuoto tra domanda e offerta”.
Così Ubs che ha suggerito agli investitori di coprire i propri portafogli investendo in materie prime ed energia.