L’Italia sarà una delle economie più colpite nell’area euro dall’impennata dei prezzi delle materie prime a causa della sua elevata dipendenza dalle forniture di gas naturale dalla Russia e della scarsa protezione per i consumatori. La gravità della situazione dipenderà dal corso della crisi ucraina. Bloomberg ha esaminato tre potenziali scenari per l’economia italiana.
I 3 scenari della crisi Ucraina
- De-escalation: anche se sembra improbabile che ciò si materializzi, questo scenario sulla crisi ucraina prevede che la guerra giunga a una rapida conclusione, il costo del greggio scenda a 80 dollari al barile per il 2022 e i prezzi del gas che tornano alla curva dei future pre-invasione. La capacità inutilizzata e il piano di stimolo fiscale di Mario Draghi consentirebbero all’Italia di tornare a tassi di crescita ben al di sopra del trend quest’anno.
- Lunga guerra di logoramento: questo è lo scenario base di Bloomberg, che prevede prezzi del petrolio a 120 dollari al barile e il gas che sale a 130 euro per megawattora. L’Italia rischierebbe la recessione già quest’anno.
- Escalation: questo scenario tiene conto della prospettiva di un’intensificazione della lotta e dell’incombente minaccia di interruzione delle forniture energetiche, inviando il greggio a $ 200 al barile nel secondo trimestre, prima di tornare a 150 dollari nel terzo e quarto trimestre e i prezzi del gas che raggiungono quasi 200 euro per MWh. La contrazione economica si estenderebbe per tre trimestri e sarebbe particolarmente profonda nella seconda metà del 2022.
La dipendenza dal gas russo
Le famiglie italiane sono maggiormente esposte all’impennata dei prezzi rispetto alla maggior parte dell’Unione Europea. Ciò riflette tre fattori principali. In primo luogo, una forte dipendenza dal gas nella produzione di elettricità. In secondo luogo, un’elevata ponderazione del gas nel consumo energetico delle famiglie. Infine, i costi energetici all’ingrosso rappresentano gran parte delle bollette domestiche.
L’elettricità può essere generata utilizzando una varietà di fonti: carbone, gas naturale, energia nucleare, energia solare ed eolica. Nell’area dell’euro, circa il 23% della produzione di elettricità utilizza gas naturale. Quella cifra per l’Italia è del 48%.
Il consumo diretto di gas da parte delle famiglie è particolarmente elevato in Italia. Costituisce il 33% del paniere di consumo energetico dell’area dell’euro e il 46% nella sua terza economia più grande.
I costi energetici all’ingrosso sono solo una componente della bolletta finale. L’importo pagato dalle famiglie comprende i costi di distribuzione e le tasse, che limitano l’aumento percentuale per le famiglie di un aumento dei prezzi dell’energia. Si stima che la componente energetica rappresenti il 54% della bolletta media dell’area euro a febbraio e il 65% in Italia.
Le mosse del governo italiano
Mentre il governo di Draghi (ormai in bilico) ha approvato una serie di misure per limitare l’aumento delle bollette energetiche, ha anche chiesto maggiori azioni da parte dell’Ue.
Il governo italiano ha impegnato circa 20 miliardi di euro per alleviare il colpo finanziario alle imprese e alle famiglie. L’entità del problema affrontato dalle sole famiglie potrebbe essere tre volte quella cifra, sulla base di un approccio analitico che è stato applicato all’area dell’euro nel suo insieme. Il margine di manovra è stato limitato dall’indebitamento del Paese, cresciuto durante la pandemia.
Draghi, inoltre, si è astenuto dall’introdurre massimali di prezzo, un passo compiuto dalla Francia e, in una certa misura, dalla Spagna. I provvedimenti varati a Roma si sono concentrati sul rallentamento dell’aumento, tagliando tasse e tributi piuttosto che imponendo un tetto.