Dopo il boom del 2017, quest’anno è sin qui stato un anno particolarmente difficile per la criptovaluta più capitalizzata al mondo. Il Bitcoin ha perso più di due terzi del suo valore, scivolando da quasi 20.000 dollari a meno di 6 mila a un certo punto. Al momento la valuta che si basa sulla promettente tecnologia blockchain vale appena 6.500 dollari contro i più di 8 mila di fine luglio.
Il calo dei prezzi è drastico ma offre opportunità ghiotte per gli investitori che volessero fare il loro ingresso ora in un mercato molto volatile ma anche che potrebbe presentare facili guadagni. In un paese come la Turchia, dove i cittadini stanno assistendo al crollo di valore della lira turca, senza che la banca centrale abbia il coraggio di imporre una stretta monetaria per arginare l’inflazione galoppante, il popolo turco preferisce accumulare bitcoin e altre crypto.
Stando al sondaggio di ING International condotto a giugno e relativo al mese di marzo il 18% dei turchi ha investito in Bitcoin e simili, a fronte del 9% di media in Europa. E vista il deprezzamento della lira è probabile che la quota di possessori di bitcoin sia cresciuta ancora da allora. Negli Usa la percentuale è dell’8% mentre in Australia del 7%.
Molti degli interpellati, su un campione di 14.828 persone. si dicono preoccupati per i rischi che comporta un investimento in valute digitali, ma l’aumento della popolarità del Bitcoin in Turchia potrebbe finire per rafforzarne lo status di bene rifugio alternativo all’oro e spingere sempre più persone a detenere una moneta crittografica.
Secondo Anatoliy Knyazev, co-fondatore del broker Exante, responsabile del primo fondo di investimento in bitcoin al mondo, i “paesi colpiti da iperinflazione e nel mirino delle sanzioni USA come Turchia, Venezuela e Iran” dei “laboratori naturali per sperimentare la resilienza del bitcoin come bene rifugio”.