Non solo pensioni. E’ ancora in stand by la proposta di riforma del cuneo fiscale, il peso delle tasse che pesano sul lavoro. Nei giorni scorsi il premier Mario Draghi, intervenuto al congresso della Cisl, ha sottolineato che nel 2022 la pressione fiscale calerà dello 0,4%.
Il Governo si è mosso con rapidità per tutelare i lavoratori di fronte alle molte crisi di questi anni. Abbiamo introdotto l’assegno unico per i figli, con la riforma dell’Irpef abbiamo sostenuto i redditi delle famiglie, soprattutto le più deboli. Questi maggiori trasferimenti valgono a regime quasi 14 miliardi di euro e rendono il nostro sistema fiscale più razionale e progressivo. Prevediamo che la pressione fiscale quest’anno cali di 0,4 punti percentuali rispetto all’anno scorso – la riduzione più consistente degli ultimi sei anni.
A parte le dichiarazioni di intenti a spingersi un po’ più in là è il ministro del lavoro Orlando.
Sul fronte della riduzione del cuneo fiscale ho espresso da tempo le mie valutazioni, riterrei ragionevole un piano pluriennale con impegno delle risorse della lotta all’evasione contributiva ma non solo il ministro dell’Economia e delle Finanze. La riduzione del cuneo fiscale sul lavoro, necessita di una manovra pluriennale che riguarda tutto il governo e in primo luogo il ministero dell’Economia.
Sul tema è arrivata poi una proposta di Confindustria. Il presidente Carlo Bonomi ha parlato di un “taglio serio e forte” concentrato sulle fasce a basso reddito.
Dobbiamo mettere più soldi nelle tasche degli italiani, specie gli italiani con un reddito sotto i 35mila euro. Noi abbiamo proposto un intervento di 16 miliardi concentrato per la fascia sotto i 35.000 euro che vada per i due terzi a favore dei lavoratori e per un terzo a favore delle imprese. Vorrebbe dire mettere in tasca ai lavoratori 1223 euro per tutta la loro attività lavorativa, una mensilità in più. Non capisco perché non si voglia fare questo intervento”.
Ocse: in Italia il quinto cuneo fiscale più alto
A mettere in luce la situazione italiana è l’Ocse nel rapporto “Taxing Wages” secondo cui il nostro paese ha il quinto cuneo fiscale più alto in assoluto tra i paesi dell’area OCSE e il quarto più elevato se si considera una famiglia con figli.
Nonostante una limatura dello 0,4% registrata nel 2021 sulla tassazione sui redditi da salari in Italia, il cuneo fiscale tricolore, dice l’Ocse, si è attestato al 46,5% guardando a un lavoratore medio single, a fronte del 46,9% del 2020. Peggio di Italia fanno solo Belgio, Germania, Austria e Francia, mentre i livelli più bassi in assoluto si registrano in Svizzera, Cile, Nuova Zelanda Messico e Colombia. Il cuneo fiscale italiano è diminuito di 1,4 punti tra il 2019, quando aveva toccato il 47,9% e il 2021, mettendo a segno una delle riduzioni maggiori dell’area OCSE, dove in media il calo rispetto al periodo pre-Covid è stato di 0,3 punti.
Al cuneo italiano pari al 46,5% – nel caso di un lavoratore single con retribuzione media – si arriva sommando il 15,3% di incidenza dell’imposta sui redditi (13% la media OCSE), il 7,2% di contributi a carico del lavoratore (8,2% la media OCSE) e il 24% dei contributi a carico del datore di lavoro (13,5% la media OCSE). In Italia il prelievo complessivo su una famiglia monoreddito con figli è inferiore rispetto al lavoratore single, ma con il 37,9%, in aumento di mezzo punto, il nostro paese si conferma molto al di sopra della media OCSE (24,6%, in calo di 0,4 punti). Se si considera una famiglia con due figli e dove i redditi da lavoro sono due (uno pari al 100% della retribuzione media e l’altro al 67%), il cuneo complessivo risulta del 40,9%, contro la media OCSE del 28,8%.
Cuneo fiscale: cos’è e cosa significa
Il cuneo fiscale è l’insieme di imposte ed altri oneri, connessi al lavoro dipendente, che costituisce la differenza tra il costo del lavoro – sostenuto dall’unità produttiva (ente, azienda o lavoratore autonomo) – e lo stipendio netto che affluisce nelle tasche del lavoratore dipendente. In sostanza il cuneo fiscale è la differenza tra stipendio lordo pagato dalle aziende e importo netto percepito in busta paga dai lavoratori. Questa differenza si compone di:
- imposte dirette;
- imposte indirette;
- contributi previdenziali.
Il cuneo fiscale è in parte a carico del datore di lavoro e in parte del lavoratore.