Società

Cuneo fiscale: taglio ai contributi per neo-assunti

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ROMA (WSI) – L’Italia vanta un triste primato europeo per quanto riguarda il peso fiscale sul costo del lavoro che oscilla tra il 41 e il 46% a seconda della figura lavorativa e può anche sforare quota 50%. Una zavorra per le imprese e gli stessi dipendenti.

La settimana scorsa anche la Commissione Ue è tornata a sottolineare una delle grandi anomalie della nostra economia che pesa  sulla competitività delle imprese in Italia: una pressione fiscale sul lavoro e sulle aziende fra le più alte d’Europa. Il taglio al cuneo fiscale è da sempre negli intenti dei vari Esecutivi che si sono succeduti nel corso del tempo. Da ultimo il governo Gentiloni che starebbe studiando una prima ipotesi di intervento.

Ad avanzare proposte è l’unità economica di Palazzo Chigi presieduta da Marco Leonardi che ha abbozzato una prima  riduzione tra i 3 e i 5 punti dei contributi previdenziali a favore dei neo assunti con contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, introdotto dal Jobs Act di Renzi.

Il taglio dei contributi sarebbe diviso a metà tra impresa e dipendente che otterrebbe così una busta paga meno pesante. Dell’ipotesi allo studio se ne parlerà la prossima settimana nei primi tavoli di confronto con i ministeri del lavoro e dell’economia  al fine di far inserire l’intervento nel DEF o nel PNR, il Programma nazionale di riforme.

Il nodo da sciogliere riguarda i costi dell’intervento. Le prime simulazioni ipotizzano una cifra che si aggira tra 1 e 1,5 miliardi di euro e ogni punto di riduzione costerebbe tra 250 e 300 milioni e nei prossimi giorni la ragioneria generale dello Stato quantificherà con precisione la ricaduta sui conti pubblici.

Ma dove trovare questi soldi? L’ipotesi che circola è di reperire le risorse dalla fase tre della spending review in arrivo nella manovra d’autunno. Il tutto per ridurre il cuneo nostrano a livello della Germania, mitigando una delle grandi anomalie italiane.