Tutto pronto per l’annuncio ufficiale del presidente Usa, Donald Trump, sui dazi riguardanti l’acciaio e l’alluminio in arrivo in Usa. La firma sul decreto è attesa per oggi.
Secondo il New York Times, l’evento è atteso alle 12 locali, le 18 italiane, anche se in base a quanto scrive il quotidiano le tariffe non entreranno in vigore immediatamente, visto che serve un periodo di due settimane per il rispetto dello statuto che dà al leader Usa l’autorità di adottare tali misure.
Quell’arco temporale potrebbe dare alle aziende e ad altri Paesi il tempo utile per cercare di convincere l’amministrazione a raddrizzare il tiro. Trump vorrebbe adottare dazi su tutti i Paesi; per lui, concedere esenzioni aprirebbe un vaso di Pandora di richieste. Intanto i funzionari di Ue, Usa e Giappone, ha detto un funzionario Ue, si incontreranno sabato.
Di fronte alla minaccia delle tariffe, dopo la controffensiva dell’Unione europea, arriva quella cinese. Pechino ha detto di essere pronta a rispondere in maniera “giustificata e necessaria”. L’avvertimento è venuto dal ministro degli Esteri Wang Yi, in una conferenza stampa a margine della sessione annuale dell’Assemblea del Popolo. “Una guerra commerciale non è mai stata il modo giusto per risolvere i problemi, soprattutto nell’epoca della globalizzazione”, ha detto Wang. Un conflitto di questo tipo “danneggerebbe tutti”.
Nei confronti di Pechino, Trump ha annunciato un piano di contrasto alle pratiche commerciali scorrette molto più ampio delle sole sanzioni su acciaio e alluminio, settori in cui la Cina rappresenta una minima quota dell’import americano. Anche il ministro tedesco dell’Economia Zypries ha annunciato che “dovremo rispondere ai dazi di Trump”, sottolineando che la Germania presenterà una lamentela all’Organizzazione Mondiale del Commercio. Secondo Zypries e Pierre Moscovici, Commissario agli Affari Economici in Ue, “il libero commercio è l’unica strata giusta”.
Le autorità tedesche ed europee hanno detto che cercheranno di dialogare con l’amministrazione Trump per riportarla alla ragione. Per la maggior parte degli esperti ed economisti, le misure protezioniste come l’imposizione di dazi possono anche avere senso politicamente, ma in un paese come gli Stati Uniti i cui affari commerciali vanno bene sono controproducenti dal punto di vista prettamente economico.
Intanto, da alcune indicazioni arrivate dalla portavoce della Casa Bianca, Sarah Sander, dalle misure protezionistiche potrebbero essere esentate il Canada, il Messico e potenzialmente altri Paesi sulla base di questioni di sicurezza nazionale. Intanto stando alle indiscrezioni riferite dall’emittente Cnbc, oltre ai dazi relativi ad alluminio e acciaio la Casa Bianca sta prendendo in considerazione azioni commerciali addizionali.
La decisione sui dazi crea enormi tensioni non solo all’estero, ma anche all’interno. Sono più di 100 deputati americani, per l’esattezza 107, che hanno firmato e inviato a Donald Trump una lettera in cui hanno espresso “preoccupazioni profonde” per l’introduzione di dazi generalizzati su alluminio e acciaio. In settimana le misure coercitive contro i partner commerciali hanno portato alle dimissioni di uno dei top advisor economici della Casa Bianca, Gary Cohn.
Nella missiva hanno suggerito – come fatto giorni fa dallo speaker alla Camera, Paul Ryan – che le tariffe siano “su misura”. Nella missiva si legge che “siccome le tariffe sono tasse che rendono le aziende Usa meno competitive e i consumatori Usa piu’ poveri, qualsiasi tariffa imposta dovrebbe essere pensata per risolvere distorsioni specifiche causate da pratiche commerciali ingiuste in modo targettizzato minimizzando le conseguenze negative su consumatori e aziende americane”. I firmatari temono che i dazi “generalizzati” mettano a repentaglio “i progressi notevoli” fatti attuando la riforma fiscale prima di Natale.