Economia

Da Bce tassi fermi allo 0,75%. Mario Draghi: fondamentale aiutare le banche

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Lubiana – La Bce ha lasciato i tassi di interesse fermi al minimo storico dello 0,75 per cento, secondo quanto stabilito dalla Banca centrale europea al termine della riunione del Consiglio direttivo, che si è svolta a Lubiana, in Slovenia. Il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali resta all’1,50% e il tasso sui depositi custoditi per conto delle banche resta a zero.

Nella conferenza stampa iniziata alle 14.30 ora italiana, Draghi ha affermato che l’annuncio delle operazioni di acquisto illimitato di titoli, ovvero l’OMT – avvenuto lo scorso 6 settembre – “ha aiutato a ridurre le tensioni sui mercati”. Il banchiere ha ammesso la presenza di rischi sulla crescita che sono al ribasso, ma ha aggiunto che “l’euro rimane irreversibile” e che la “Bce è indipendente”, auspicando nel contempo che i paesi continuino a “ridurre gli squilibri fiscali”. Necessarie “sia le riforme strutturali che il consolidamento della finanza pubblica”.

In questo momento l’incertezza principale, ha ammesso Draghi, arriva soprattutto dai mercati finanziari e questo fattore influenza la fiducia. Inoltre, la ripresa dell’Eurozona sarà solo “molto graduale”. Ci sono poi ancora banche che hanno bisogno di aiuti e sostegni da parte dei governi ed è fondamentale che gli istituti vengano aiutati.

Sul piano dell’acquisto dei bond, questo scatterà quando ci saranno i “requisiti” previsti. Draghi mette in guardia contro l’inflazione, che in Eurozona “è più alta del previsto e rimarrà sopra il 2% per tutto il 2012, per poi scendere nel 2013”: l’aumento dei prezzi al consumo dovrebbe confermarsi un fenomeno “temporaneo”, provocato dall’aumento delle imposte indirette e dei costi dell’energia.

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Roma – Il clima che stavolta si respira, in attesa dell’annuncio sui tassi della Bce e della successiva consueta conferenza stampa di Mario Draghi, è decisamente più tranquillo. Nessun timore che il banchiere fiorentino deluderà il mercato, nessuna forte ondata di speculazioni su quanto potrà annunciare. D’altronde, il giorno X che ha siglato un cambiamento di rotta nelle politiche dell’istituto di Francoforte, è già arrivato lo scorso 6 settembre. Leggi Bce, parla Draghi e cerca di salvare l’euro. Borsa euforica.

In quell’occasione, dopo una carrellata di rumor, rialzi di borsa a dir poco sfrenati e virate repentine al ribasso per le diverse volte in cui gli investitori sono stati puniti per aver sperato troppo, Mario Draghi ha infatti annunciato finalmente l’operazione OMT di acquisto illimitato di bond, al fine di salvare i paesi più vulnerabili dell’Eurozona, Italia e Spagna in testa.

Ma il piano concepito dalla Bce sta funzionando? La risposta è: per ora no. In quella data del 6 settembre, Ion-Marc Valahu, gestore dei fondi di Clairinnvest, a Ginevra, non si lasciò impressionare. “La delusione è legata al fatto che si tratterà di acquisti condizionati, il che significa che niente sarà attivato fino a quando paesi come la Spagna e l’Italia non faranno espressamente una richiesta di bailout, ovvero di salvataggio”.

E, al momento, la situazione è proprio questa. Dopo più di un mese dal fatidico annuncio, la Bce aspetta al varco soprattutto la Spagna. Ma quest’ultima, a dispetto delle varie scommesse dei mercati, esita a bussare alla porta dell’Europa. E la condizione per gli aiuti attraverso gli acquisti illimitati dei bond, Draghi lo ha spiegato bene, è che i paesi vulnerabili chiedano appunto aiuto. Peccato che la Bce chiami, ma i governi non stiano rispondendo.

La riluttanza del premier spagnolo Mariano Rajoy è evidente. Il risultato è che i tassi sui bond spagnoli a due anni – come riporta Bloomberg – sono ora più alti di 50 punti base rispetto al minimo degli ultimi cinque mesi, testato lo scorso 7 settembre, all’indomani della decisione della Bce.

Ma se Mariano Rajoy non chiede aiuto un motivo c’è: ed è rappresentato dalle condizioni che la Spagna dovrebbe accettare a fronte dei finanziamenti. Insomma, “siamo al gioco tra la Bce e i governi, e a chi farà le concessioni per prima”, dice in un’intervista a Bloomberg Nick Matthews, economista senior europeo presso Nomura International a Londra.

Così, mentre gli aiuti illimitati rimangono parcheggiati e si confermano un miraggio, aumentano i timori di Berlino. “Le preoccupazioni della Bundesbank – che si è opposta alla decisione di Draghi – sembrano avverarsi, visto che per i governi è molto difficile riuscire ad accettare quelle condizioni che sono imprescindibili affinché la Bce agisca – fa notare, sempre in un’intervista a Bloomberg, Christoph Kind, responsabile dell’allocazione di asset presso Frankfurt Trust – La Bce pensava evidentemente che le cose sarebbero andate diversamente”.

Ci aveva visto giusto, a questo punto, Francois Savary, responsabile investimenti di Reyl, di Ginevra, quando aveva detto subito dopo l’annuncio della Bce. “Niente di nuovo è stato aggiunto a quanto avevamo appreso ieri. Molto a questo punto dipenderà dalla paese che deciderà di chiedere aiuti attraverso l’ESM, ma la Spagna, per esempio, non sembra essere pronta. Molto rimane nelle mani dei politici. I tedeschi potrebbero per esempio imporre condizioni molto dure se Rajoy chiedesse aiuto, e a quel punto il premier potrebbe non accettare. Inoltre, il voto dissenziente dimostra come le divisioni rimangano e come la Germania non sia convinta”.

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