NEW YORK (WSI) – Autotrasportatori sul piede di guerra dopo la decisione del governo austriaco di ripristinare i controlli al Brennero a partire dal 1 giugno. Una decisione dettata, secondo Vienna, dalla necessita’ di controllare i flussi migratori ma che, come sottolinea Assotir, associazione di categoria degli autotrasportatori, finirà per colpire le esportazioni italiane e di riflesso tutte le altre imprese.
“Il Brennero si può definire l’autostrada dell’import-export: rallentare il transito delle merci ci riporterebbe indietro di decenni con ripercussioni su tutto il sistema economico italiano” ha detto Claudio Donati, Segretario generale di T.I. Assotir In Italia.
Come? “La prima conseguenza sarà un sacrificio in termini di tempo: per i Tir si allungheranno notevolmente i tempi di ingresso e di uscita dal valico, penalizzando notevolmente l’autotrasporto, anello fondamentale per la distribuzione dei prodotti italiani” spiega Donati.
Il fermo di una o due ore produrrà disagio e un incremento dei costi: “l’associazione belga dell’autotrasporto stima che l’incidenza del costo di ogni ora di lavoro è di circa 60 euro. E si tratta di valutazioni minimali” afferma preoccupato Donati. “Il Brennero è una delle arterie principali in entrata e in uscita dall’Italia, un’autostrada dell’import-export: lì passa un terzo della merce esportata verso il resto d’Europa”.
Secondo i dati a disposizione delle associazioni di autotrasporto italiane, la tratta del Brennero è percorsa da oltre 500 veicoli pesanti ogni ora; la attraversano 40 milioni di tonnellate di merci ogni anno, di cui 30 milioni viaggiano appunto su gomma. Al Brennero passa un terzo dell’export italiano verso l’Europa Centrale, di cui i tre quarti viaggia su gomma. Il danno, solo per le imprese di autotrasporto, rischia di essere di oltre 150 milioni di euro, che finiranno per scaricarsi sul valore del trasporto (quindi sui consumatori) o sul trasportatore stesso.
Ma le conseguenze – si legge in un comunicato – sono di portata più generale, essendo destinate a ripercuotersi su tutte le Piccole e Medie Imprese italiane, vera spina dorsale del nostro sistema economico: costi e tempi maggiori implicheranno infatti una perdita di competitività. Ad essere interessate saranno soprattutto imprese del Centro-Nord appartenenti ai più diversi settori; destinati agli scambi con il resto d’Europa sono infatti i prodotti delle industrie agricole, alimentari, metallurgiche e tanti altri.
“Ci aspettiamo che il governo italiano si faccia sentire con l’energia necessaria” lancia l’appello Donati. “Abbiamo chiesto all’esecutivo e in particolare al Ministro Graziano Del Rio che vengano rispettate le regole in vigore (gli accordi di Schengen) per la libera circolazione delle merci, affrontando il problema della sicurezza in altre maniere”.