A partire dall’anno prossimo PepsiCo smetterà di imbottigliare nella plastica la sua linea di acqua minerale frizzante, Bubly: tutta la produzione destinata al mercato statunitense verrà venduta in lattina. In più, le lattine affiancheranno le bottiglie anche per la minerale naturale di casa Pepsi, Aquafina. La società ha diramato la notizia presentandola come un contributo all’economia circolare e al contrasto della dispersione di plastica nell’ambiente.
A sostegno di questa iniziativa parlano i dati sul riciclo dell’alluminio delle lattine, che sono di gran lunga superiori a quelli della plastica delle bottigliette. Grazie alla grande facilità di riutilizzo dell’alluminio, le lattine vengono riciclate al 55% negli Stati Uniti (al 70% in Italia e al 90% in Europa), contro il 31,2% delle bottiglie di plastica (PET) e il 39,5% di quelle in vetro, secondo i dati del Container Recycling Institute. Circa il 70% delle lattine sono prodotte con materiali riciclati, a confronto con modesto 3% per le bottiglie di plastica, secondo i dati di un rapporto della Aluminium Association del 2017.
“Ridurre i rifiuti in plastica è una delle mie priorità principali e assumo personalmente questa sfida”, aveva commentato il presidente e amministratore delegato di PepsiCo, Ramon Laguarta, spiegando le novità nel confezionamento dell’azienda.
Anche se il 55% delle lattine viene riciclato, la componente che finisce in discarica rimane tutt’altro che trascurabile. Se altri produttori di bibite dovessero seguire l’esempio di Pepsi una buona parte dell’alluminio necessario alla produzione delle nuove lattine dovrebbe essere estratto dall’ambiente e non riciclato.
L’impatto ambientale degli scavi minerari della bauxite, dalla quale l’alluminio viene estratto, (in gran parte localizzata in Australia) è risultato assai importante.
Il senso dell’iniziativa di Pepsi, dunque, è legato a un sempre maggior livello del riciclo nelle lattine usate negli Usa. La scelta più ecologica per il consumo di acqua, per ora, resta il caro vecchio rubinetto.