Il Covid-19 non ha fatto certo distinzione di reddito e patrimoni. Qualunque settore, di qualsiasi genere, ne è stato coinvolto e ha dovuto reagire, in diversi casi per rilanciarsi più forte di prima.
Anche il mondo dei family office è stato coinvolto da questo processo forzato. Una delle conferme più evidenti arriva dal Global Family Office Report 2020 presentato da Ubs.
Il report, basato sull’analisi dell’Ubs Evidence Lab, evidenzia come i family office abbiano subito l’impatto dei dirompenti cambiamenti di mercato derivanti dalla pandemia Covid-19 e descrive le strategie implementate per rispondere alla crisi.
Quali le conclusioni più interessanti? Innanzi tutto, nonostante il drawdown massimo che si è attestato mediamente al 13% durante il peggior sell-off di mercato di quest’anno, la maggior parte dei family office afferma che i loro portafogli hanno registrato performance in linea, o superiori, ai benchmark target.
Non solo. Per rispondere alle dislocazioni di mercato, i family office stanno apportando modifiche tattiche al portafoglio.
Va anche però detto che si registra, nell’attuale contesto, un calo nelle aspettative di una sovraperformance del settore del private equity. Questo a livello globale.
Ma per le strutture di family office italiane, cosa sta accadendo in particolare? Ce lo descrive Oscar D’Intino, responsabile Global Family Office di Ubs Italia, commentando i principali risultati dello studio: “Negli ultimi anni abbiamo riscontrato un graduale allineamento al modello internazionale anche da parte dei family office italiani, storicamente più conservativi, con un graduale aumento della propria esposizione ai mercati azionari globali e al private equity.
Inoltre, negli ultimi mesi, anche i family office italiani, che hanno in genere una maggiore avversione al rischio, hanno adottato un atteggiamento molto razionale durante la correzione dei mercati”.
Quali sono stati i risultati di questo atteggiamento? “Alcuni di loro – prosegue D’Intino – hanno sfruttato la discesa dei mercati per investire in azioni globali e di grande qualità”. Come noto, tra gli asset azionari di grande qualità sono spesso citati quelli di tipo Esg, ovvero che tengono anche in gran conto le variabili ambientali, sociali e di governance.
Anche questa sempre più grande famiglia di investimenti è stata coinvolta dalla spinta a investire da parte delle società del settore italiane? Il responsabile Global Family Office di Ubs Italia conferma il trend.
“Per quanto riguarda gli investimenti sostenibili, a livello globale dal report emerge che il 39% dei family office intervistati intendono allocare la maggior parte del proprio patrimonio in modo sostenibile entro cinque anni. Sebbene gli investitori italiani siano ancora indietro in questo processo, stiamo assistendo a una sempre maggiore attenzione al tema della sostenibilità dei propri investimenti anche nel nostro Paese”.
Asset allocation globali
I family office a livello globale presentano una forte propensione al rischio e stanno approfittando della dislocazione di mercato per far leva sulle opportunità e ottenere rendimenti più elevati.
Circa la metà (45%) sta cercando di aumentare le allocazioni nel settore immobiliare, mentre una simile percentuale di intervistati punta a incrementare la propria esposizione nell’azionario dei mercati sviluppati (44%), seguito dal 38% che, invece, si sta indirizzando verso l’azionario emergente.
Molte strutture hanno anche incrementato le allocazioni in liquidità e in oro. Il calo delle esposizioni in cash sembra avere una natura temporanea, con il 26% pronto a diminuire le riserve in contanti nei prossimi 2-3 anni.
Attenzione al private equity
Più di tre quarti (77%) dei family office investono nel private equity, con il 69% che considera il settore uno dei principali driver dei rendimenti. Tuttavia le aspettative di rendimento del private equity sono calate in scia alla dislocazione economica scaturita dalla pandemia Covid-19.
Solo la metà (51%) dei family office stima che il segmento private equity sovraperformi rispetto agli investimenti pubblici, percentuale in calo dal 73% riportato in precedenza.
I family office sottolineano che gli investimenti diretti offrono un maggiore controllo, con il 35% degli intervistati che ritiene che questa caratteristica sia un vantaggio, rispetto al 27% rilevato prima della pandemia.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di settembre del magazine Wall Street Italia