Dal 1° gennaio 2022 si potranno usare i contanti per effettuare pagamenti solo fino a 1.000 euro contro gli attuali 2mila. La stretta è stata decisa dal decreto fiscale del 2020 durante il governo Conte-bis. Durante l’esame della Manovra non sono passate le proposte, avanzate in particolare da Fdi, per alzare nuovamente il tetto.
La misura punta a rafforzare la lotta al nero e la strategia cashless come confermato anche durante l’esame parlamentare del decreto legge Recovery che prevede che negozianti e professionisti siano tenuti a accettate il bancomat o le carte di credito come forme di pagamento, di qualsiasi importo si tratti. Chi dovesse rifiutarsi incapperà in una multa: si partirà da 30 euro, somma a cui si aggiungerà una percentuale in base al valore del prodotto o del servizio acquistato.
Pagamenti digitali: il quadro in Italia da qui al 2025
Nel 2025 il 50% dei pagamenti effettuati in Italia potrebbero avvenire senza l’uso del contante, come emerge dal recente report EY Digital Payments che raccoglie i risultati di una survey sottoposta ai principali protagonisti del mondo dei pagamenti.
Ben il 70% degli intervistati prevede che la metà dei pagamenti saranno digitali, mentre un altro 25% è ancora più ottimista e ritiene raggiungibile un target del 75%; soltanto il 4% crede in un’accelerazione oltre il 75% del totale.
A dare la spinta ai pagamenti digitali saranno soprattutto i nuovi servizi come il “buy now, pay later” (per il 54% degli intervistati), seguiti dai prodotti basati sulla blockchain e le “super app” di pagamento (entrambi menzionati nel 39% dei casi), cioè singole applicazioni che racchiudono al loro interno un’ampia offerta di funzionalità legate all’esperienza di pagamento, tra cui chat e pagamenti peer-to-peer, bollette, gestione degli abbonamenti e strumenti di budgeting.
Tra le principali criticità legate al business dei pagamenti, oltre ai ben noti temi sulla corretta rilevazione di frodi di pagamento e riciclaggio (rispettivamente indicate dal 36% e dal 25% degli intervistati), la compliance normativa (60%) e l’alta competizione (59%) sono i rischi maggiormente percepiti dai player.
Al contrario, per le fintech la spinta normativa può trasformarsi nell’opportunità di fornire servizi di compliance ad altri istituti facendo leva su una forte infrastruttura tecnologica.