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D’Alema attacca Renzi. Cacciari: voto sì, noi “abbiamo fallito per 40 anni”

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ROMA (WSI) – L’ex presidente del Consiglio Massimo D’Alema si scaglia deciso contro la riforma costituzionale, confermando la lotta intestina al Pd, da sempre esistita e acutizzata con la salita al potere dell’attuale premier Matteo Renzi. Non solo le opposizioni: ormai è chiaro che anche la minoranza del Pd sta lanciando un alert sul rischio di una dittatura. Nel corso di una lettera inviata a La Stampa, D’Alema invita a votare “no” al referendum costituzionale.

E ricorda: “La decisione di approvare la riforma del Titolo V fu assunta dalla maggioranza di centrosinistra dopo le mie dimissioni da presidente del Consiglio (…) Io personalmente ho sempre sostenuto, sin da allora, che approvare una riforma costituzionale di quella portata con una ristretta maggioranza parlamentare fosse un errore. Questi sono i fatti ampiamente riscontrabili. Gradirei se ne prendesse atto una volta per tutte”.

D’Alema, riporta il sito della Stampa, ritiene che se passerà il referendum costituzionale, ai cittadini italiani “non resterà che giocare una partita a briscola”.

Nelle stesse ore, una voce importante della sinistra, l’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, afferma invece che voterà sì, per responsabilità, e dopo 40 anni di fallimenti. Fallimenti di cui sono co-responsabili molti di coloro che ora attaccano Renzi e le sue riforme.

Alla domanda di Ezio Mauro di La Repubblica, che gli chiede se si aspettasse una battaglia all’ultimo sangue sul referendum, Cacciari risponde così:

“Devo essere sincero? C’erano tutti i segnali. Abbiamo provato a riformare le istituzioni per quarant’anni, e non ci siamo riusciti. La strada della grande riforma sembra un cimitero pieno di croci, i nostri fallimenti. Adesso Renzi forza, e vuole passare. Chi ha fallito si ribella“.

E, per l’appunto, non ha alcuna remora a indicare i respnsabili del fallimento, puntando il dito anche contro la sinistra,.

“Noi, la mia generazione, a destra come a sinistra. Sia i politici che noi intellettuali. Ci sono anch’io, infatti, insieme con Marramao, Barbera, Barcellona, Bolaffi, Flores, si ricorda? E dall’altra parte, a destra, il professor Miglio alla Cattolica, le idee di Urbani. Eravamo nella fase finale degli anni di piombo, la democrazia faticava. Ragionavamo sulla necessità e sulla possibilità di riformare una Costituzione senza scettro, come dicevamo allora, perché necessariamente era nata con la paura del tiranno. Di fronte alla crisi sociale di quegli anni, pensavamo fosse venuto il momento di rafforzare le capacità di decisione del sistema democratico”.

Cacciari mette in rilievo come il sistema Italia sia stato condizionato da anni dal “conservatorismo esasperato del Pci e del suo gruppo dirigente, che parlavano di riforme di struttura per il mondo economico-industriale, ma sulle istituzioni erano bloccati. Dibattiti tanti, convegni dell’istituto Gramsci, qualche apertura di interesse da Ingrao e Napolitano. Ma niente, rispetto alla nostra discussione sul potere e la democrazia”.

E sul fatto che la riforma di Renzi possa avere una natura totalitaria? Così Cacciari:

“La riforma crea danni ed è autoritaria? Balle: è vero che punta sulla concentrazione del potere, ma la realtà è che si tratta di una riforma modesta e maldestra. La montagna ha partorito un brutto topolino. Erano meglio persino quei progetti delle varie Bicamerali guidate da Bozzi, De Mita e D’Alema, più organici e articolati, anche se centralisti e nient’affatto federalisti”.

E dunque, ecco la decisione del filosofo.

“Voterò sì, per uno spirito di responsabilità nei confronti del sistema. Penso che si possa essere apertamente critici e sentire questa responsabilità repubblicana”.

Sul cammino che sta percorrendo in generale la sinistra, non solo italiana, Cacciari non ha dubbi e rispondendo a Mauro, invita a guardare a ” com’è ridotta la socialdemocrazia che poco tempo fa governava l’Europa. Oggi è schiacciata da derive di sinistra, come Tsipras, e di destra magari anche al cubo, come Hofer”.