Il caso del ramo estone della Danske Bank, ora ufficialmente indagata anche dalle autorità Usa per via dei 235 miliardi di euro sospetti transitati sui suoi conti da parte di soggetti russi o delle ex repubbliche sovietiche, sarebbe solo la punta dell’iceberg. Secondo i dati della banca centrale estone, infatti, fra il 2008 e il 2017 le transazioni cross-border avrebbero raggiunto quota 1.100 miliardi di euro; una cifra che, in parte, potrebbe essere riferita a operazioni sospette compiute da soggetti non residenti, interessati a riciclare denaro.
La banca centrale ha precisato che sarebbe sbagliato, tuttavia, ritenere tutta la somma (o anche solo la maggioranza) riferibile a reati di riciclaggio. La cifra, infatti, comprende anche le operazioni compiute da residenti. I flussi provenienti da soggetti non residenti, ha specificato una nota della banca centrale, “costituiscono solo una parte della somma”, aggiungendo che l’istituto non raccoglie dati separati per tali transazioni. Impossibile, insomma, avere numeri certi su cui ragionare.
Ma il problema sembra evidente. Considerata la mole di denaro in questione è difficile credere che i propositi dei trasferimenti siano solo quelli leciti. “Questa è una cifra sorprendente“, ha detto a Reuters l’esperto di riciclaggio di denaro Jakob Dedenroth Bernhoft, “questo indica che il caso Danske non è un caso unico e che il problema è anche relativo ad altre banche”.
A dare un indizio sulla matrice illegale dei flussi provenienti da soggetti non residenti ci sarebbe la quota – scarsa – di transazioni compiute in dollari: i controlli anti-riciclaggio del sistema bancario Usa, il cui coinvolgimento si rende necessario quando la transazione è corrisposta con la moneta americana, è considerato il più stringente al mondo. Ragione per cui le transazioni avvengono più frequentemente in euro o franchi svizzeri.
La questione riciclaggio tuttavia, scrive Bloomberg, non sarebbe critica solo in Estonia, ma quantomeno in tutti i Paesi baltici. O forse oltre. John Horan, senior associate presso Maze Investigation, Compliance and Training Ltd ha infatti dichiarato all’agenzia di stampa americana che il riciclaggio di denaro sporco sarebbe un problema di livello europeo: “Ho lavorato all’anti-riciclaggio negli Stati baltici e non ho visto niente di peggio di quanto non abbia visto altrove“.