Al netto delle manifestazioni di dolore e vicinanza per la morte violenta subita dalla giornalista maltese Daphne Caruana Galizia, per avere semplicemente fatto il suo dovere denunciando, con nomi e cognomi, il malaffare fra “politica & affari”, la migliore risposta del mondo civile dovrebbe essere quella di alimentare e spingere le forze migliori del Paese del Mediterraneo alla legalità.
In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere
Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno”.
Sono frasi queste pronunciate da un grande magistrato, siciliano, nostro connazionale, barbaramente ucciso dalla criminalità organizzata nel maggio 1992 nella nota strage di Capaci: Giovanni Falcone.
Si muore perché si è soli e perché qualcuno non è riuscito a proteggerti.
L’unica difesa a mio avviso è la forza della legalità che in questi casi dovrebbe esplodere come una epidemia, facendo capire a queste menti criminali che hanno pianificato quest’azione violenta e vile nello stesso tempo, che aver ucciso una giornalista non paga, perché ce ne sono altre dieci, cento o mille che continueranno la lotta di “Daphne Caruana Galizia”.
Sempre Giovanni Falcone diceva: Perché una società vada bene, si muova nel progresso, nell’esaltazione dei valori della famiglia, dello spirito, del bene, dell’amicizia, perché prosperi senza contrasti tra i vari consociati, per avviarsi serena nel cammino verso un domani migliore, basta che ognuno faccia il proprio dovere
… Basta che ognuno faccia il proprio dovere!
Onore ad una donna coraggiosa che ha fatto il suo dovere.
Nutriamo oggi la speranza che non possa essere l’unica.