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Dario Spallone: “I primi 10 anni di D1 Milano”

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A soli 20 anni ha fondato il brand D1 Milano che, grazie ai suoi 90.000 orologi venduti all’anno, è oggi una realtà imprenditoriale di successo. In cantiere, oggi, il giovane imprenditore italiano ha nuovi progetti. Come racconta a Wall Street Italia

A cura di Francesca Gastaldi

Era il 2013 quando Dario Spallone, a soli 20 anni, fondava D1 MILANO, brand di orologi, nonché conosciuta realtà imprenditoriale, che è arrivata a superare i 90.000 orologi venduti all’anno. Alla base di questo successo, collezioni accattivanti, frutto di un’attenta ricerca, soprattutto nell’ambito dei materiali, e capaci di reinterpretare dettagli iconici in chiave moderna, anche attraverso collaborazioni creative d’eccezione. Il risultato sono orologi di carattere, contraddistinti da design in policarbonato, quadranti a specchio e forme decise. Modelli in grado di soddisfare molteplici esigenze pur rimanendo in un segmento di prezzo accessibile e ben definito (300 euro è il prezzo medio di un modello del brand).

Distribuiti in 35 Paesi attraverso 11 monomarca sparsi tra Milano, Medio Oriente e Asia, gli orologi D1 Milano hanno saputo conquistare anche la clientela internazionale. Forte di questi risultati, il brand, che ha da poco festeggiato i suoi primi dieci anni di attività, ha in cantiere nuovi progetti, come ha raccontato Dario Spallone a Wall Street Italia.

Dario Spallone

Come nasce l’idea di D1 MILANO?
“Ero giovanissimo quando è stata fondata D1 Milano: adesso, con il senno di poi, posso dire che all’epoca la mia propensione al rischio era decisamente sproporzionata. A 20 anni si è più spericolati, si fanno delle scelte senza pensare troppo alle conseguenze: per iniziare, forse, serviva proprio quella componente”.

Perché ha pensato proprio agli orologi?
“D1 Milano non era il primo progetto a cui avevo pensato, anzi, ne avevo in testa molti e per certi versi, paradossalmente, questo mi sembrava il meno forte: il mercato degli orologi, infatti, è per sua tradizione molto competitivo. Anche in questo caso, pensandoci a posteriori, posso dire che la scelta vincente è stata quella di essere io stesso il mio primo consumatore. È un consiglio che mi sento di dare a chi desidera lanciare un business: “sii consumatore di te stesso, perché questo ti rende più veloce e più abile nello sviluppare la tua impresa”. La nostra idea è stata infatti quella di puntare su un orologio che fosse non tanto un oggetto funzionale ma piuttosto un accessorio estetico, che noi per primi avremmo indossato. La domanda di partenza è stata: qual è l’accessorio da polso più accattivante che possiamo creare restando su un fascia di prezzo tra i 150 e i 300 euro?”.

Un modello delle collezioni D1 Milano

Da dove arriva l’ispirazione per le collezioni D1 Milano?
“Volevamo un prodotto che non risultasse altisonante. Mi piace definire i nostri orologi  nazional-popolari: nel senso che tutti possono apprezzarli anche se pochi possono capirli veramente. I nostri modelli presentano un’estetica vintage, idealmente ispirata agli Settanta, che noi rendiamo poi più pop attraverso grafiche particolari, spesso frutto di collaborazioni speciali. Lavoriamo molto sui materiali e sulla cura dei dettagli, per dare vita a un orologio che, per sua stessa essenza, non deve risultare troppo ‘premium’ altrimenti rischierebbe di scadere nel ‘vorrei ma non posso’, né troppo ‘mainstream’ altrimenti rischierebbe di essere senza carattere”.

D1 Milano riuscirà a superare  quest’anno gli 11 milioni e mezzo di fatturato. Quali pensa siano i punti di forza che hanno permesso al brand di raggiungere questo risultato?
“Ho sempre pensato che non è tanto cosa fai ma come fai le cose che cambia sostanzialmente la prospettiva e il risultato. Forse non c’è una ricetta particolare: sicuramente un brand funziona se ha un buon prodotto, una buona comunicazione e una buona distribuzione. Ma queste tre dimensioni si ramificano poi in migliaia di scelte quotidiane che vanno affrontate sempre con molta coerenza. Il nostro successo nasce in primis dal fare cose semplici e dal cercare di migliorarci ogni giorno un po’ di più . Avere la visione d’insieme è sicuramente importante ma procedere per gradi è fondamentale ed è in questo senso che le tante piccole scelte quotidiane possono fare la differenza”.

Un modello delle collezioni D1 Milano 

Negli anni D1 Milano ha lanciato capsule collection in limited edition frutto della collaborazione con aziende e licenze note a livello mondiale quali Kodak Group, Warner Group, FCA e Seletti.  Come nascono queste partnership?
“Le nostre collaborazioni partono sempre da un gusto personale, hanno cioè sempre una coerenza di fondo. Per questo, pur trattandosi di aziende molto diverse tra di loro, hanno come comune denominatore quello di essere realtà che incontrano il nostro gusto e quindi che possono piacere anche al nostro consumatore. Si tratta poi sempre di partnership creative che non hanno come obiettivo tanto il fatturato quanto piuttosto il desiderio di  uscire dalla propria comfort zone e imparare a pensare con gli occhi di qualcun altro. Qualcuno, naturalmente, che ammiriamo. Adesso, per esempio, stiamo per uscire con una nuova collaborazione in partnership con Olivetti”.

Che consiglio darebbe a un giovane imprenditore che desidera lanciare un suo brand?
Bisogna prima di tutto essere disposti a cambiare costantemente il proprio modo di pensare. In secondo luogo si deve lavorare su qualcosa che lo appassiona, senno il rischio di lasciare la corda al primo ostacolo difficile è abbastanza alto. Spesso si tende a idealizzare la figura dell’imprenditore: alcuni sono indubbiamente dei geni ma la maggior parte di loro possiede un pensiero molto più vicino a quello comune di quanto si potrebbe pensare.  Forse ciò che distingue davvero un imprenditore è la possibilità di capire quali sono i tasselli mancanti per fare il prossimo step e la tenacia a non mollare se questo impiega tempo, sforzi o risoluzione a problemi”.

Un modello delle collezioni D1 Milano

La soddisfazione più grande per Lei quale è stata?
“A dire il vero non lo so. Tendo ad essere sempre un po’ insoddisfatto ma è un’insoddisfazione positiva, che mi spinge a voler fare e ottenere sempre di più.  Dopodiché non possono negare che incontrare, magari dall’altra parte del mondo, una persona che indossa un orologio D1 Milano, regala sempre un grande piacere”.

Le vostre collezioni sono infatti oggi distribuite in 35 Paesi, all’interno di più di 650 official retailers e in 11 monomarca tra Milano, Medio Oriente e Asia.  Il prossimo obiettivo?
“A livello di obiettivi finanziari ed economici noi ci poniamo quello di continuare a crescere a doppia cifra ogni anno. A livello di visione, invece, il desiderio è quello di coltivare sempre di più  l’ambito della ricerca e dello sviluppo, che  è poi quello che ci rende più riconoscibili. Abbiamo stretto una partnership con il Politecnico di Milano per la ricerca dei materiali. Stiamo pensando poi di creare una piattaforma o per meglio dire un collettivo di creativi in grado di dare vita a contaminazioni inedite, basate su prodotti e accessori nella nostra fascia prezzo”.