Si allarga a macchia d’olio l‘affaire Facebook, dopo che ieri è emerso che la società Cambridge Analytica avrebbero rubato milioni di informazioni degli utenti per influenzare elezioni dall’America all’Europa, da Trump alla Brexit. Secondo secondo quanto rivelato dall’inchiesta giornalistica del Guardian e del New York Times, solo negli Stati Uniti, i profili violati sarebbero stati cinquantuno milioni.
Per accedere ai dati, Cambridge Analytica avrebbe sfruttato un’applicazione chiamata ‘thisisyourdigitallife’ e presentata a Facebook e ai suoi utenti come uno strumento per ricerche psicologiche la cui raccolta dati sarebbe servita per fini esclusivamente accademici.
La pressione sul social network è cresciuta anche perché, secondo le rivelazioni dell’inchiesta, la società sarebbe stata a conoscenza dell’utilizzo illecito dei dati già dal 2015 e si sarebbe attivata per chiederne l’immediata cancellazione, senza però informare gli utenti della violazione.
Non solo. Secondo il New York Times, il datagate avrebbe fatto saltare già la prima testa all’interno del gruppo. Il quotidiano ha anticipato le dimissioni del capo della sicurezza delle informazioni Alex Stamos, per “disaccordi interni” su come affrontare la vicenda e su come i vertici del gigante dei social media hanno gestito la questione delle fake news che vengono diffuse attraverso la piattaforma.
Stamos – riporta il New York Times – avrebbe lasciato anche in polemica con il direttore generale del gruppo Sheryl Sandberg, dopo aver più volte esortato i vertici di Facebook a mostrare la massima trasparenza nello scoprire e svelare le attività di disinformazione della Russia sulla sua piattaforma.
Rispetto a quanto anticipato dal Nyt, tuttavia, Stamos ha specificato di essere rimasto in azienda nonostante il suo ruolo sia cambiato. Stamos ha scritto su Twitter:
“Nonostante i rumors, sono ancora completamente impegnato nel mio lavoro in Facebook. E’ vero, però, che il mio ruolo è cambiato. Attualmente sto spendendo più tempo nell’esplorazione dei rischi sulla sicurezza e lavorando sulla sicurezza delle elezioni”.
Secondo quanto riferito, Stamos avrebbe deciso già a dicembre di lasciare Facebook, ma sarebbe rimasto all’interno per agevolare il passaggio del suo lavoro a un successore. Né Facebook né Stamos hanno detto per quanto tempo rimarrà ancora all’interno dell’azienda.
Intanto, paralementari americani e britannici si sono già mossi per chiedere chiarimenti a Facebook. Sulla vicenda ha preso posizione anche l’Unione europea con la commissaria alla Giustizia Vera Jourova secondo la quale
“da una prospettiva Ue, il cattivo uso per fini politici di dati personali appartenenti agli utenti di Facebook, se confermato, è inaccettabile e orripilante”.
Pesanti le ripercussioni in Borsa. Ieri il social network ha vissuto la peggiore seduta dal settembre 2012 con un calo del 6,8% a 172,56 dollari. Andati in fumo quasi 37 miliardi di dollari di capitalizzazione: