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Davos al via: si parlerà di Eurozona, guerre, petrolio e banche

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NEW YORK (WSI) – Due mila e 500 leader mondiali ed economici, ma anche vip del mondo dello spettacolo, sono attesi al World Economic Forum di Davos, nelle montagne svizzere, dove si parlerà del crollo del petrolio, delle condizioni difficili delle banche, di cambiamenti di politica monetaria e anche di nuove tecnologie ed energia verde.

Da un sondaggio pubblicato pochi giorni fa e condotto dal World Economic Forum è emerso come il rischio di conflitti internazionali sia “la più grande minaccia alla stabilità mondiale”.

Uno degli eventi clou dell’appuntamento annuale che prende il via in queste ore è il dibattito sul cambiamento climatico a cui prenderà parte il politico americano Al Gore e il cantante pop Pharrell Williams, che è stato invitato come ‘creative director’ di Bionic Yarn, una società che trasforma le fibre di plastica riciclata in tessuti tessili durevoli. Secondo la Nasa, complice un inverno clamorosamente mite, il 2014 è stato l’anno più caldo dal 1880.

I conflitti internazionali saranno la questione numero uno affrontata dalle elite aziendali e dalla classe politica. La minaccia dello Stato Islamico ha risvegliato paure recondite sul fallimento della governance nazionale e il colasso delle nazioni stato. D

Diversi leader mediorientali sono attesi a Davos, tra cui il presidente egiziano Abdel Fatah al-Sisi, il re Abdullah di Giordania, Haidar al-Abadi, il primo ministro dell’Iraq; e persino Massoud Barzani, il presidente della regione autonoma del Kurdistan.

Un altro dei conflitti sanguinolenti in corso che sarà al centro delle discussioni è quello che interessa l’est dell’Ucraina. Oggi il presidente della nazione ha denunciato l’invasione russa nel suo paese. La crisi ucraina serve da promemoria di come le “dispute da tempo dimenticate possono tornare in vita”, con effetti dannosi in tutta la regione, come dice la World Economic Foundation.

Petro Poroshenko, il presidente ucraino, cercherà di trovare il maggior numero di leader statal e investitori disposti ad aiutare il suo stato, per evitare che faccia default sul debito. Poroshenko ha già ottenuto il sostegno dell’investitore miliardario George Soros. Insieme cercheranno di convincere Angela Merkel, François Hollande e Matteo Renzi a fare lo stesso.

Gli attacchi di matrice islamica di Parigi ruberanno la scena nei dibattiti su società e terrorismo. All’ex premier britannico Tony Blair toccherà il compito delicato di esaminare come la religione viene spesso utilizzata come pretesto per alimentare tensioni e scatenare conflitti.

A Davos si parlerà anche di mercati e politica monetaria. Le banche centrali saranno uno degli argomenti chiave di tutte le conversazioni in materia economico finanziario. Le politiche monetarie di Europa e Stati Uniti continuano a divergere, mentre l’inflazione scende nell’area euro, gettando ombre sulla ripresa dell’economia mondiale.

Lo sgangiamento shock del franco svizzero dall’euro ha lasciato i suoi segni, provocando perdite pesanti per molti broker e banche. Visto come è partito, tra attentati terroristici e banca centrale svizzera, il 2015 rischia di essere un altro anno molto turbolento per i mercati.

Chissà come sarà l’accoglienza rivolta a Thomas Jordan, il numero uno della banca nazionale svizzera. Almento altri sette banchieri centrali saranno presenti, tra cui il presidente della Banca d’Inghilterra, il canadese Mark Carney.

Il grande assente è Mario Draghi, che sarà molto impegnato a discutere i dettagli del programma di quantitative easing che verranno annunciati giovedì 22 gennaio a Francoforte.

I delegati dei mercati in Via di Sviluppo faranno pressioni sui funzionari americani per chiedre una gestione responsabile della fine del programma di QE della Fed, dopo aver visto tanto ‘denaro caldo’ finire investito nelle loro economie. Non vorrebbero che si ripetesse la crisi valutaria che ha colpito l’Argentina durante il meeting di Davos dell’anno scorso.

Nel frattempo il continuo crollo dei prezzi del petrolio, scesi ai minimi di 5 anni, sta pesando sugli esportatori e produttori di oro nero, aumentando i rischi di crisi politica in Medioriente e economici per i mercati emergenti.

Il segretario dell’Opec, Abdalla Salem El-Badri, sarà sicuramente accolto dalle critiche dopo il rifiuto del cartello dei maggiori paesi produttori di greggio al mondo di ridurre l’offerta.

Anche il progresso delle nuove tecnologie, come i dispositivi indossabili e l’intelligenza artificiale, verrà affrontato nei dibatti organizzati dal World Economic Forum. In un’intervista a Bloomberg il leader dell’organizzazione
indipedente, Klaus Schwab, ha confidato che “La cosa di cui ho più paura è il cambiamento rapido delle tecnologie”.

Dopo gli ultimi sviluppi in ambito di politica monetaria e geopolitica, i mercati hanno paura di tante altre cose, come gli smottamenti sul valutario, l’infinita crisi del debito in Eurozona e il rallentamento della potenza economica cinese.

(DaC)