È stato un Trump insolito, conciliante e “presidenziale”, quello dell’ultimo intervento dei politici di primo piano al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. Qualche auto elogio, caratteristico delle sue precedenti uscite, non è mancato (“L’America è tornata a crescere” e “la Borsa vola con me”), ma Trump è stato molto attento a rispettare il copione e non andare fuori dalle righe.
Dopo aver espresso la volontà di avere un dollaro forte, facendo rientrare in parte i timori di una guerra commerciale a colpi di svalutazione giocata a tutto campo con l’Eurozona, la Cina e le altre potenze mondiali, Donald Trump ha mandato un messaggio conciliatorio agli uomini d’affari e soprattutto agli altri capi di Stato e di governo presenti circa i cambiamenti che gli Usa vorrebbero vedere nelle strutture di economia e commercio nel mondo.
Unico fautore del protezionismo, almeno fra i leader mondiali presenti, in una fossa di leoni pro globalizzazione, l’inquilino della Casa Bianca ha aperto la porta a scambi commerciali bilaterali tra singoli paesi, dicendo che la politica di stampo protezionista in ambito commerciale e di immigrazione “America First” è anche la politica in cui vengono messi in primo piano i bisogni degli altri singoli paesi.
“Gli Usa sono pronti a negoziare accordi commerciali con tutte le nazioni”, ha detto Trump. Il primo presidente Usa a partecipare al Forum di Davos da quando vi si recò Bill Clinton nel 2000 si è soffermato anche sui danni che provocano la globalizzazione e le pratiche commerciali sleali, insistendo sul fatto che gli Usa perseguiranno attività commerciali che sono “eque e reciproche“.
Condurre una campagna “America First” non significa che gli Stati Uniti rimarranno soli e isolati, ha fatto sapere Trump alla platea dei presenti riunioni all’evento organizzato dal World Economic Forum, un’organizzazione no-profit svizzera il cui scopo è quello di migliorare le condizioni del mondo favorendo la cooperazione tra pubblico e privato, bensì creare le basi per un futuro in cui non si è più tutti vittime della globalizzazione e in cui chiunque invece tutti possa prosperare.
I paesi presenti a Davos, secondo Trump, dovrebbero stare alle regole del gioco in ambito commerciale. Il tycoon immobiliare, inoltre, ha lodato gli investimenti ingenti fatti dalle aziende americane dopo l’approvazione della sua maxi riforma fiscale, che prevede tra le altre cose un abbassamento della corporate tax dal 35% al 21%. “Proteggerò sempre gli interessi degli Stati Uniti e delle sue società”, ha dichiarato aggiungendo che la crescita economica degli Usa contribuirà ad alimentare la crescita globale.
Resta da vedere se i suo tentativi di riabilitare il protezionismo e gli interessi nazionali a discapito del libero commercio e della globalizzazione faranno centro. I presupposti non sono dei migliori, dal momento che i nuovi dazi imposti dal presidente americano hanno trovato negli ultimi giorni la decisa opposizione dei leader europei presenti in questi giorni a Davos.