Un consulente finanziario difficilmente incoraggerà i suoi clienti a scommettere sul trading giornaliero, un’attività che punta a cavalcare dinamiche di breve periodo per ottenere rendimenti immediati – e ad elevato rischio.
Eppure, secondo quanto emerso da una recente ricerca condotta dalla consultancy Cerulli Associates, la platea di day-trader si sta allargando anche fra i clienti assistiti dai consulenti finanziari.
Un fenomeno al quale avrebbe contribuito, curioso a dirsi, la diffusione dello smart working propiziata dalla crisi sanitaria: il maggior tempo a disposizione fra le mura di casa, in molti casi, ha stimolato il desiderio di impegnare somme di denaro crescenti nell’investimento mordi-e-fuggi.
La tentazione, poi, è stata accresciuta dalle opportunità d’acquisto che si sono aperte grazie al coronacrash, che ha limato i prezzi in modo indiscriminato scontando anche aziende di grandissima qualità.
Quegli asset tenuti “nascosti” al consulente
“Secondo la ricerca, le famiglie assistite da consulenti affermano di mantenere discrezione su quasi il 40% dei loro beni, nonostante si trovino in una relazione con un consulente tradizionale”, ha affermato una nota di Cerulli Associates, “anche se il day trading è tradizionalmente visto come dominio degli investitori con limitati rapporti con la consulenza, le famiglie che fanno affidamento sui consulenti mantengono porzioni sostanziali dei propri asset indipendenti dai loro consulenti”.
Ed è anche con queste somme che si cercano le gratificazioni immediate del trading giornaliero, senza consultare il proprio advisor.
“Quando movimenti così ampi su azioni a basso prezzo portano a guadagni percentuali a doppia cifra (o addirittura tripla), è normale che gli investitori cerchino di entrare in azione per paura di perdere il rally”, ha affermato John McKenna, analista di mercato per gli investitori retail presso Cerulli, “contemporaneamente, alcune buone scelte effettuate ai minimi di mercato, fanno sentire gli investitori ricompensati per la loro presunta abilità nella selezione dei titoli”.
Una tendenza rischiosa
Di norma, i risparmiatori dovrebbero dedicare all’attività di trading di breve respiro una quota ridotta dei propri asset investibili. Incrementare i rischi dovuti alla volatilità di breve termine, infatti, potrebbe minare il raggiungimento di obiettivi finanziari più lungimiranti.
Cosa può fare il consulente di fronte a un maggiore interesse nei confronti del trading giornaliero da parte dei suoi clienti? “Invece di provare a reprimere la curiosità dei clienti, intenzionati a saltare sull’ultimo carro degli investimenti, i consulenti possono rafforzare le loro relazioni attraverso la collaborazione“, ha aggiunto McKenna.
Il suggerimento della Cerulli Associates, pertanto, è quello di fissare un budget per questo tipo di attività, adeguato alle disponibilità economiche alla situazione dell’investitore, nonché condividere “quelle regole di base che possono aiutare i clienti a fare le scelte ottimali in autonomia”.