Economia

Dazi, contromossa Cina: più riserve auree e maxi pacchetto di stimolo

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Di fronte alla guerra commerciale e alla frenata dell’attività mondiale, la seconda economia al mondo non intende rimanere a guardare. La Cina ha annunciato una serie di misure di stimolo fiscale di portata significativa, che comprendono un taglio alle tasse e iniziative di investimento.

L’idea è quella di partire con il piede giusto nel primo trimestre del 2019, secondo quanto riferito in un comunicato dalla Commissione per le Riforme e lo Sviluppo Nazionale. Il governo è prono ad allentare le pressioni al ribasso sulla crescita ricorrendo a un maxi pacchetto di stimolo.

L’attività industriale e commerciale ha subito una inattesa battuta d’arresto a dicembre e questo ha alimentato le speculazioni di mercato circa il bisogno da parte della Cina di ricorrere a misure di rilancio economico. Pechino lo farà con un pacchetto che “potrebbe essere di portata molto significativa“, secondo quanto stimato dagli economisti di ING.

Così facendo il governo dovrà però trovare un equilibrio delicato tra misure di rilancio economico e iniziative che non incrementino troppo i rischi legati ai livelli di indebitamento – specie quelli privati – e indebolire troppo lo yuan. Ben consapevole che senza un programma di stimoli deciso, la crescita rischia di essere inferiore a quella imponente degli ultimi decenni.

“Servono nuove misure di stimolo economico ma le autorità si sono prese del tempo perché stanno soppesando le conseguenze finanziarie”, dice ING in una nota ai clienti. Alcuni analisti ritengono che la Cina potrebbe varare un maxi pacchetto da 2 mila miliardi di yuan (296,21 miliardi di dollari) di tagli a tasse e commissioni e consentire al contempo alle amministrazioni locali di emettere bond per altri 2 mila miliardi di yuan che verranno usati per finanziare progetti chiave. Ma ci vorranno mesi perché gli effetti delle misure abbiano un impatto concreto nell’economia.

Cina accumula altro oro: è un warning diretto agli Usa

Le politiche portate avanti negli ultimi anni dall’Europa e in particolare dagli Stati Uniti hanno spinto Russia e Cina a plasmare un’alleanza che minaccia di soppiantare l’Occidente in fatto di prima potenza economica al mondo. I due paesi hanno lanciato una campagna contro il dollaro e il suo statuto di riserva valutaria globale e stanno inoltre acquistando oro, un asset tangibile e fisico che avrà un ruolo chiave nel caso in cui scoppi un conflitto mondiale.

Anche se la domanda per terre rare, petrolio e altre materie prime varie sembra insaziabile, sono i metalli preziosi come l’oro a destare il maggiore interesse di Pechino e Mosca. Entrambi i paesi hanno infatti accumulato altro oro.

La Cina ha di recente annunciato ufficialmente di aver aggiunto alle sue riserve auree 1.853 tonnellate del metallo, portando il totale a una somma impressionante: 59,26 milioni di once. Perché lo hanno fatto proprio in questi giorni dopo due anni in cui sono rimasti in silenzio, almeno per vie ufficiali?

Molto semplicemente perché l’intenzione era quella di mostrare i muscoli e lanciare un avvertimento agli Stati Uniti, con cui sono impegnati in una guerra commerciale senza esclusione di colpi. Il messaggio è che le intenzioni a lungo termine della Cina di spodestare il re dollaro sono sempre valide.