Economia

Dazi, crescono speranze accordo: tutto si gioca al WTO

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Il finale della partita della guerra commerciale si giocherà in Svizzera: prima questo fine settimana al World Economic Forum di Davos, sebbene l’assenza del leader degli Stati Uniti non sia di buon auspicio, e in seguito a Ginevra quando le due maggiori potenze economiche al mondo si sfideranno alla sede dell’Organizzazione Mondiale del Commercio.

L’epilogo della disputa a colpi di dazi tra i due paesi si avrà con tutta probabilità nell’ambito della World Trade Organization (WTO). A dicembre al G20 argentino il presidente americano Donald Trump e il suo omologo cinese Xi Jinping si sono dati 90 giorni di tempo per trovare un’intesa. Durante la tregua qualche passo di avvicinamento è stato compiuto da una parte e dall’altra ma le concessioni non sono ancora sufficienti a risolvere la disputa.

Intanto il Tesoro Usa potrebbe prendere in considerazione l’ipotesi di cancellare i dazi punitivi imposti contro i prodotti cinesi. Sarebbe questa, secondo il Wall Street Journal, l’offerta messa sul tavolo dal capo del Dipartimento economico americano Steve Mnuchin dopo che Pechino  ha riconosciuto le difficoltà create dalla guerra commerciale, annunciando un piano di riduzione delle tasse per aiutare le sue aziende.

Sui mercati finanziari, l’ottimismo sul raggiungimento di un accordo nel 2019 ha spinto in rialzo le asset class più rischiose come i listini azionari e anche le materie prime come acciaio e minerale ferroso. Diverse commodity scambiano così sui massimi plurimensili, con gli investitori che scommettono su un aumento della domanda nel caso di un accordo di pace tra Cina e Stati Uniti.

La logica di Mnuchin è quella del bastone e della carota. Fare il primo passo prima dei negoziati di fine gennaio, quando il vice premier cinese Liu He si recherà a Washington, per poi mostrare pugno duro nei successivi incontri, chiedendo concessioni in cambio.

Stando al quotidiano finanziario, l’intenzione dei funzionari Usa è anche quella di calmierare le tensioni sui mercati finanziari, dando a Pechino un incentivo per fare anche loro uno sforzo volto a migliorare le prospettive di entrambe le economie, che – a giudicare da andamento macro e di Borsa – dalla guerra commerciale per ora stanno uscendo entrambe sconfitte.

Dal cibo ai macchinari, passando da prodotti chimici e tecnologici, sono tanti i prodotti cinesi cui ora sono imposti dazi importanti al passaggio del confine statunitense. Questo sta rallentando l’attività economica della Cina, compromettendo anche il sentiment di mercato.

All’interno dell’amministrazione Trump, tuttavia, non tutti sono d’accordo con l’idea di Mnuchin. Il responsabile del Commercio Robert Lighthizer, per esempio, è contrario e la Casa Bianca ha anche mandato un comunicato in cui nega che sia stata presa una decisione sui dazi imposti alla Cina.

“Siamo concentrati sulla tregua di 90 giorni e sulla visita di alto profilo del vice premier cinese Liu He alla fine del mese”.

A worker cutting steel in Qingdao in China’s eastern Shandong province.