Il prossimo ottobre le delegazioni cinese ed americana si incontreranno nuovamente a Washington per il loro 13esimo giro di negoziati sul commercio. Si tratta di un meeting attesissimo che potrebbe rivelare la prossima direzione che prenderà la guerra dei dazi, che finora ha visto un progressivo inasprimento delle tensioni.
Le tappe della guerra commerciale
I primi provvedimenti di chiusura commerciale, avviati dall’amministrazione Trump con l’obiettivo di ridurre il disavanzo commerciale con la Cina, risalgono ormai al marzo/aprile del 2018. Le prime importazioni colpite, non solo provenienti dalla Cina, ma da tutto il mondo, sono state quelle di alluminio (dazio al 10%) e acciaio (al 25%).
In seguito, sono state introdotte misure specificamente rivolte contro Pechino: partendo dai dazi al 25% sui semiconduttori (dal luglio 2018), passando a quelli sulle motociclette (dall’agosto 2018) e, un mese dopo, su altri prodotti importati per un controvalore di ben 200 miliardi di dollari. Quest’ultima tranche, il cui dazio era inizialmente stabilito al 10% è stato portato, nel maggio scorso, al 25%. A queste misure, il Dragone ha sempre risposto con rappresaglie sui prodotti importati dagli Usa nel tentativo di scoraggiare una scalata protezionistica che avrebbe finito col danneggiare entrambe le parti. Nel frattempo, il disavanzo commerciale fra Usa è Cina si è ridotto a favore di Washington, ma senza che ciò si rivelasse sufficiente a far capitolare il rivale.
Da inizio settembre 2019 gli Stati Uniti hanno introdotto un nuovo dazio al 15% su una serie di altri prodotti per un controvalore di 110 miliardi di dollari, mentre altre tariffe mirate su merci come laptop e telefoni sono state ritardate al prossimo 15 dicembre e colpiranno un import di 160 miliardi di dollari.
L’attesa per i negoziati
Proprio mentre la tensione sembra in costante crescita, con la Cina disposta a rispondere colpo su colpo, si innesta questo nuovo tavolo negoziale fra le delegazioni responsabili delle posizioni commerciali dei due Paesi. Secondo il consigliere economico di Donald Trump, Peter Navarro, la strategia dei dazi è un successo: “Il presidente Trump sta usando la strategia dei dazi in modo brillante”, aveva dichiarato in un’intervista rilasciata alla Cnn, “senza i dazi la Cina non si sarebbe mai seduta al tavolo delle trattative e i negoziati non sarebbero andati così avanti”.
Nonostante l’espansione economica americana, infatti, le importazioni dalla Cina sono diminuite fra 2018 e 2019; solo nel mese di luglio, il dato più recente, la riduzione del disavanzo commerciale fra i due Paesi è stata dell’11%. L’economia cinese, nel frattempo è rallentata al ritmo di crescita più basso dagli inizi degli anni Novanta (+6,2% nel secondo trimestre). Finora, dunque, è stata la Cina a subire le maggiori conseguenze economiche, anche se gli Usa hanno dovuto confrontarsi un un calo di reputazione internazionale che potrebbe nuocere nel lungo periodo. Questo, senza contare che i dazi cinesi sulla soia americana stanno incrinando il rapporto di fiducia fra l’amministrazione Trump e il suo zoccolo duro nell’America agricola.
Il prossimo giro di negoziati fra Usa e Cina, il 13 esimo, potrebbe aprire una nuova fase nella quale entrambe le parti avrebbero più di una ragione per venirsi incontro. Da un lato, la Cina potrebbe affrontare il rallentamento economico accettando alcune richieste americane, con la possibilità di ridare fiato alle sue esportazioni nel Paese. Dall’altro, l’amministrazione Trump potrebbe mitigare gli effetti della guerra commerciale portando a casa, in vista delle elezioni, il messaggio di aver piegato la Cina verso patti commerciali più equi.