Il manager che guida il gruppo veneto di eyewear racconta la storia di successo di una grande famiglia.
A cura di Benedetta Gandolfi
De Rigo Vision ha celebrato i 40 anni. L’azienda, che fa parte delle eccellenze italiane, racconta di una storia imprenditoriale che negli anni si è trasformata da familiare a internazionale, pur mantenendo l’anima legata al territorio e alla sua gente. Tanto che oggi circa il 40% delle collezioni è prodotto in Italia. Inoltre è il solo player del mondo eyewear che mantiene una compagine societaria composta al 100% da una famiglia italiana.
De Rigo ha saputo dar vita a un modello unico e personale affiancando al forte presidio dei mercati globali una visione glocal, orientata alla massima flessibilità e attuata attraverso lo sviluppo di prodotti destinati a mercati specifici. “Nel nostro portafoglio globale di 21 brand, oltre ai marchi di proprietà Police, Sting e Lozza si inseriscono le licenze con griffe di grande successo in determinate aree geografiche, come Escada (paesi di lingua tedesca), Tous (Spagna e Latin America), Victor Hugo (leader nel segmento lusso in Brasile), John Varvatos e Lucky Brand (Usa) e infine Carolina Herrera, nato come brand locale e divenuto in breve un fenomeno internazionale”, racconta l’a.d. Michele Aracri. E aggiunge: “la forza della nostra strategia è sapersi adattare alle esigenze e alle tendenze specifiche dei vari paesi anche personalizzando l’offerta a livello di fitting, secondo le peculiarità dei singoli consumatori. Per questo all’ufficio design dell’headquarter di Longarone si affiancano quelli di Tokyo, Seoul, Hong Kong e Los Angeles. Bisogna continuare a investire molto in design e ricerca & sviluppo. Abbiamo un’attenzione maniacale per i dettagli e la qualità dei nostri prodotti e il mercato ci premia per questo”.
Taglio lenti con macchina a controllo numerico
Tecnologia e innovazione. “L’uso di materiali speciali o hi-tech – come titanio e carbonio che conferiscono leggerezza e comfort ai modelli – è fondamentale per sviluppare prodotti sempre diversi. Ma tecnologia e innovazione non possono prescindere dalla sapienza artigianale, specie quando si parla di made in Italy. Per la nostra linea premium luxury Chopard, nello stabilimento di Longarone, c’è un’isola produttiva dedicata dove veri e propri gioiellieri dell’occhiale creano i modelli seguendo processi produttivi tipici del mondo della gioielleria e dell’orologeria”, continua. Si punta poi a un’ulteriore crescita della logistica. “Da Longarone serviamo direttamente tutte le filiali europee e 30 mila clienti ogni giorno. Siamo una delle pochissime aziende in Italia (l’unica nel settore eyewear, ndr) ad aver ricevuto la certificazione di Mittente Conosciuto da parte dell’Enac. Questo ci permette di spedire la merce più velocemente saltando il controllo di sicurezza in aeroporto”, precisa.
2018, fondazione di De Rigo HEART. Il 2018 è il 40° anniversario di De Rigo Vision e l’azienda ha voluto celebrare questo importante traguardo portando a compimento il sogno di sempre. Da un’idea della famiglia fondatrice è nata la Fondazione De Rigo HEART (acronimo di Health, Education & Art for Youth), un progetto rivolto a bambini e giovani ragazzi a sostegno di programmi di crescita della persona, sviluppo intellettuale e promozione dell’arte, intesa come creatività.
I mercati. Un altro asset vincente del gruppo è il giusto bilanciamento tra la divisione wholesale e quella retail. Spiega l’a.d.: “abbiamo una capillare rete wholesale che commercializza i nostri prodotti in oltre 80 paesi, attraverso 16 filiali e oltre 100 distributori indipendenti, per un totale di 50 mila clienti. Siamo anche uno dei più importanti player nel retail (che rappresenta il 45% dell’intero fatturato del gruppo, ndr), grazie alle catene di proprietà General Optica (Spagna), Mais Optica (Portogallo), Opmar Optik (Turchia) e alla partecipata Boots Opticians (UK) per un totale di circa 1.000 punti vendita”.
Per De Rigo il mercato interno rappresenta poco meno del 10%. L’Europa rappresenta il 57% (inclusa l’Italia), l’America il 20%, l’Asia Pacific il 18% più un 5% circa nel resto del mondo. “Uno dei nostri mercati di punta sono gli Stati Uniti su cui concentriamo molte energie. Grazie a De Rigo Rem, filiale di recente aperta a Los Angeles, stiamo introducendo i nostri marchi gradualmente sul mercato. Lavoriamo molto anche in tutta l’area asiatica e abbiamo filiali in Giappone, Hong Kong, Cina e Australia”.
Fase di fresatura: una lastra di acetato diventa un frontale grazie alla fresa che ne definisce il modello
Brand di culto. L’investimento per la creazione di marchi del calibro di Police (1983) e Sting (1985) e l’acquisizione di Lozza (1983) è stato determinante nel conferire al business di De Rigo un’impronta esclusiva. Police è divenuto un brand riconosciuto in tutto il mondo grazie al design, alla qualità del prodotto e alla comunicazione che nel corso degli anni ha visto testimonial come David Beckham, George Clooney, Bruce Willis e Antonio Banderas. L’acquisizione di Lozza, il brand più antico dell’occhialeria che quest’anno celebra il suo 140° anniversario, ha conferito al gruppo quote di mercato e notorietà ai marchi lanciati dall’azienda.
“I nostri house brand rappresentano il 35% del volume di affari del gruppo: con questi copriamo tutte le fasce di consumatori, dal più giovane al più maturo e sofisticato”, precisa. L’obiettivo per il 2018 è di completare l’inserimento di Converse in tutti i mercati, per il 2019 il lancio di Mulberry e per il 2020 il potenziamento dell’attuale portafoglio di brand.
Sul fronte dell’online. Il negozio online MyDerigo permette ai clienti ottici di visualizzare nei minimi dettagli le collezioni dell’azienda, riassortire i prodotti ed effettuare i ricambi in qualsiasi momento della giornata. “Il prossimo step sarà inevitabilmente nella direzione dell’e-commerce, lo stiamo valutando con attenzione in particolare per le vendite di progetti speciali, anche se oggi il nostro focus resta sempre l’ottico e il servizio al cliente che l’online non è in grado di garantire, specialmente per gli occhiali da vista che rappresentano la parte più importante del business”, conclude Aracri.
L’articolo integrale è stato pubblicato sul numero di ottobre del magazine Wall Street Italia.