I default aziendali del 2015 sono stati i più numerosi dal 2009: sono state 112 le società emittenti incapaci di onorare i propri impegni finanziari, una lista capitanata dalle aziende statunitensi, 66. Il settore più danneggiato, secondo l’analisi diffusa da Standard & Poor’s, è stato quello legato al gas e al petrolio, con 29 default (26% del totale), seguito dal settore minerario e siderurgico che ne ha contati 17 (15%), mentre seguono in terza posizione il settore bancario e quello dei prodotti di consumo con 13 insolvenze ciascuno.
Dopo gli Stati Uniti il maggior numero di default si sono verificati in Brasile e Russia, rispettivamente 8 e 7; mentre se si considerano aggregati i paesi emergenti, il numero sale a 25, seguiti dai 25 default europei e da 16 in altre economie sviluppate (Australia, Canada, Giappone e Nuova Zelanda).
Standard & Poor’s stima per il prossimo settembre un rialzo del default rate dei bond di livello speculativo al 3,3%, a fronte di un 2,5% nel settembre del 2015 e del 1,6% nello stesso mese del 2014. Gli autori dell’analisi scrivono in merito:
Mentre un certo stress è comparso nel tardo 2014 e durante tutto il 2015 nella forma di bassi prezzi del petrolio e restrizioni della politica monetaria da parte della Fed, questi fattori non hanno ancora prodotto un notevole aumento nei default. […] Dall’ottobre 2015 sino al settembre 2016 dovrebbero ricorrere al default 60 emittenti per raggiungere il livello delle nostre previsioni.
Nello scenario ottimistico, l’agenzia di rating vede un aumento della percentuale di fallimenti societari (default ratio) del 2,4% per il settembre 2016, che potrà arrivare al 4,8% nelle previsioni più dure.