Il primo gestore al mondo sconsiglia di investire nei titoli di Stato dei paesi industrializzati. I mercati dei bond di Europa, Stati Uniti e Giappone presentano infatti prezzi assolutamente “folli”, che rendono un investimento nel debito governativo di questi paesi un cattivo investimento se paragonato a una scommessa, per esempio, in paesi emergenti con un’economia decente, come i colossi del Sud America.
È quanto rileva Blackrock, secondo cui in nazioni come Argentina e Brasile, dove i rendimenti sui bond di riferimento sono più alti del 7%, un investitore viene pagato bene, mentre nei mercati industrializzati come Europa, Giappone e Stati Uniti i tassi reali hanno valori folli”, con i prezzi che sono decisamente troppo cari, secondo quanto riferito a Bloomberg da Rick Rieder, global chief investment officer della divisone di reddito fisso del gestore numero uno al mondo.
“Riteniamo che i mercati emergenti siano sottovalutati oggi come oggi”, ha aggiunto Rieder, secondo cui i paesi in via di Sviluppo si sono attrezzati con il tempo e negli ultimi vent’anni si sono meglio preparati a gestire situazioni di crisi di liquidità. Nello stesso arco di tempo, i paesi del mondo industrializzato hanno invece visto espandersi progressivamente la loro mole di debito pubblico.
Quest’anno le valute e i titoli azionari del blocco emergente si apprestano a mettere a segno il guadagno più alto dal 2009. Il ritorno da investimento sui bond governativi denominati in dollari, in confronto, è invece su livelli più bassi rispetto all’anno scorso. Anche se i veterani di Wall Street, come gli attori protagonisti dell’industria dei fondi hedge Jeff Gundlach e Ray Dalio hanno avvertito del fatto che gli asset maggiormente rischiosi, come i titoli di Borsa, sono sopravvalutati, alcuni dei gestori più preparati al mondo sostengono che ci siano ancora validi motivi per essere ottimisti sull’outlook nonostante il processo di normalizzazione dei tassi avviato dalle principali banche centrali del mondo.
Anche se l’Eurozona si sta rifacendo sotto e gli Stati Uniti continuano la loro fase di ripresa senza grosse sbavature, la differenza di crescita tra le due aree – emergente e industrializzata – dovrebbe ampliarsi ancora di più nei prossimi anni, con il blocco emergente che crescerà più del doppio dei rivali “sviluppati”. Lo scrive Bloomberg citando un sondaggio condotto internamente in cui si calcola che il Pil dei mercati in via di Sviluppo raggiunga il +5% entro il 2019 dopo il +4,5% di quest’anno, mentre l’espansione delle attività economiche delle nazioni industrializzate si fermerà all’1,9% dopo il +2,2% del 2017. In breve i fondamentali economici e delle finanze pubbliche non giustificano una simile differenza di valori sui mercati.