ROMA (WSI) – Il debito pubblico italiano continua a inanellare nuovi record, salendo in luglio a 2.252,2 miliardi. Contestualmente ai nuovi dati preoccupanti di Bankitalia arriva anche la revisione al ribasso delle stime sul Pil di Confindustria.
Alla luce del taglio dello 0,1% delle previsioni sul Pil (prevista una crescita media pari a +0,7% quest’anno e a +0,5% nel 2017), il Centro Studi di Confindustria (Csc) è rassegnata a vedere salire ancora il rapporto tra debito e Pil già molto elevato e inferiore solo alla Grecia in Eurozona. Tra un anno dovrebbe attestarsi al 134%, in rialzo rispetto al 132,6% del 2015 e al 133,3% del 2016.
Seppur galoppante, la crescita del debito è stata in ogni modo “inferiore a quello delle disponibilità liquide del Tesoro (8,5 miliardi, a 101,0 miliardi), riflettendo l’avanzo di cassa (5,4 miliardi); l’effetto complessivo degli scarti e dei premi di emissione, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del tasso di cambio dell’euro hanno aumentato il debito per 0,2 miliardi”.
Il debito delle amministrazioni centrali è salito di 3,5 miliardi, quello delle amministrazioni locali è sceso di 0,2 miliardi. Nei primi sette mesi del 2016, continua Bankitalia, il debito è aumentato di 80,5 miliardi riflettendo il fabbisogno (19,4 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (65,3 miliardi); complessivamente gli effetti dell’emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e della variazione del tasso di cambio dell’euro hanno ridotto il debito per 4,1 miliardi.
Rischio di manovra monstre da 16,6 miliardi
Luca Paolazzi, Direttore del Centro Studi di Confindustria, nel presentare il rapporto “Scenari economici”, ha spiegato che nel 2016 la crescita è stata “acquisita nei mesi primaverili. L’andamento del prodotto nella seconda metà dell’anno è infatti atteso sostanzialmente piatto“.
Tra i fattori che pesano sull’economia globale e non solo quella italiana “c’è un aumento dell’incertezza politica. Non solo riguardo all’esito del referendum costituzionale italiano, ma anche per la fitta agenda di scadenze politiche in numerosi paesi”. Vengono citati il referendum xenofobo in Ungheria, la ripetizione delle presidenziali in Austria, le presidenziali negli Usa e nel 2017 le presidenziali in Francia, e le elezioni politiche generali in Germania e Olanda.
Il governo si trova a dover operare in condizioni difficili e se si materializzeranno le aspettative e ipotesi dell’associazione degli industriali italiana, diventerebbe reale il rischio di una manovra complessiva sui saldi di bilancio pubblico da 16,6 miliardi di euro. Sarebbe un colpo duro per la fiducia e la domanda interna.
Per il Centro Studi di Confindustria il governo deve puntare ad ottenere tutte le concessioni possibili in termini di flessibilità di bilancio. Una manovra delle dimensioni appena citate avrebbe infatti “effetti molto negativi su domanda interna e fiducia”. Ragione per cui, dice il rapporto “è necessario che siano sfruttati tutti i margini di flessibilità già previsti dal Patto di Stabilità , in caso di andamento più debole dell’economia”.