Il debito pubblico italiano inverte la rotta. Ma è solo una pausa nell’escalation che dura ininterrottamente dal dicembre 2020. È quanto emerge dai dati del supplemento al bollettino Finanza pubblica secondo cui nel mese di settembre il debito delle Amministrazioni pubbliche è diminuito di 27,9 miliardi rispetto al mese precedente, risultando pari a 2.706,4 miliardi.
In particolare, il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche (15,6 miliardi) è stato più che compensato dalla riduzione delle disponibilità liquide del Tesoro (43,3 miliardi, a 96,3). Mentre l’effetto di scarti e premi all’emissione e al rimborso, della rivalutazione dei titoli indicizzati all‘inflazione e della variazione dei tassi di cambio hanno complessivamente ridotto il debito di 0,1 miliardi.
“Il fatto che il debito pubblico sia sceso a settembre di 27,9 miliardi è, purtroppo, solo un effetto ottico. Si tratta di una pausa nell’escalation che dura ininterrottamente dal dicembre 2020, ma che di fatto è iniziata a marzo del 2020, con lo scoppio della pandemia, quando il debito cominciò a salire da 2.433,6 mld a 2.469 di aprile” afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori. “Il calo, infatti, è dovuto prevalentemente al fatto che alcune imposte che erano state congelate sono ritornate in auge, anche se una parte dell’aumento delle entrate, pari a 35,6 mld, +19,7% su settembre 2020, si deve alla ripresa economica e questa è certamente la buona notizia” conclude Dona.
In calo debito delle amministrazioni centrali, sale quello degli enti locali
Con riferimento alla ripartizione per sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali è diminuito di 28,3 miliardi, quello delle amministrazioni locali è aumentato di 0,3 e per gli enti di previdenza è rimasto stabile. A fine settembre la quota del debito detenuta dalla Via Nazionale era pari al 24,1% (0,6 punti percentuali in più su mese) e la vita media è rimasta stabile a 7,6 anni.
Sempre a settembre, le entrate tributarie contabilizzate nel bilancio dello Stato sono state pari a 35,6 miliardi, in aumento del 19,7% (5,9 miliardi) rispetto al medesimo mese del 2020. Nei nove mesi, le entrate tributarie sono state pari a 323,8 miliardi, in aumento del 12,4% (35,7 miliardi) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente. Oltre al più favorevole quadro macroeconomico, l’incremento riflette l’effetto di alcuni fattori straordinari tra i quali gli slittamenti di alcune imposte di competenza del 2020.
Titoli di stato, investitori stranieri alleggeriscono posizioni
Per quanto riguarda i titoli di stato, ad agosto, il controvalore del portafoglio detenuto da soggetti esteri è sceso dopo aver toccato, il mese precedente, il massimo da febbraio 2020. Il valore di agosto è stato pari a 736,831 miliardi dai 744,041 miliardi di luglio. In base a calcoli Reuters sui dati di Via Nazionale, la quota dei titoli in mano ai non residenti sul totale in circolazione è risultata del 32,3% dal 32,6% di luglio