Nuove vette per la montagna di debito mondiale: nel 2023, il valore totale ha segnato un aumento di oltre 15.000 miliardi di dollari su base annua, che ha portato il totale a un nuovo record di 313.000 miliardi di dollari (pari a oltre 3,3 volte il Pil mondiale). Un decennio fa l’indebitamento complessivo viaggiava intorno ai 210 mila miliardi.
Sono i dati emersi dall’ultima rilevazione dell’Institute of International Finance (IIF), che hanno evidenziato come circa il 55% di questo aumento provenga dai mercati maturi, guidati principalmente da Stati Uniti, Francia e Germania.
Rapporto debito/PIL
Unica notizia positiva, che non fa scattare l’allarme rosso, è che il rapporto debito/PIL globale è diminuito di circa 2 punti percentuali, arrivando a quasi il 330% nel 2023. Un dato che segna il terzo calo annuale consecutivo. Tuttavia, il ritmo della moderazione lo scorso anno è stato significativamente più lento rispetto al 2021-22, in un contesto di crescita economica più lenta e inflazione in calo.
Mentre la riduzione di questo rapporto è stata “particolarmente significativo” nei Paesi sviluppati, alcuni mercati emergenti hanno registrato nuovi picchi. In particolare sono state L’India, l’Argentina, la Cina, la Russia, la Malesia e il Sudafrica a registrare gli aumenti più consistenti, segnalando potenziali sfide crescenti nel rimborso del debito.
E l’Italia?
Sul fronte del debito, il nostro Paese non si smarca certo dalla tendenza mondiale. Nel 2023, il valore complessivo è aumentato dell’equivalente di circa 384 miliardi di dollari a una quota di 6.380 miliardi, dicono i dati dell’Institute of International Finance, segnalando un ritorno al livello pre-pandemico. La colpa è soprattutto dello Stato: nel 2023 il debito pubblico è infatti cresciuto di altri 221,7 miliardi di dollari, seguito da quello delle società finanziarie +99,6 miliardi), mentre il contributo di famiglie (+24,5 miliardi) e imprese produttive (+38 miliardi) è risultato più marginale.
Quando i confronti si fanno con il Pil nominale, che dal canto suo ha beneficiato anche dell’effetto inflazione, il debito nazionale ha invece registrato nel 2023 una contrazione dal 288,7% al 284% del tutto in linea con il resto del mondo.
Rischi all’orizzonte
Diversi i rischi che si intravedono all’orizzonte a causa dell’incertezza che circonda la traiettoria dei tassi ufficiali statunitensi e del dollaro USA, andamento che “potrebbe aumentare ulteriormente la volatilità del mercato e indurre condizioni di finanziamento più restrittive per i paesi con una dipendenza relativamente elevata dal debito estero”.
L’IIF ha inoltre espresso la propria preoccupazione per un potenziale rilancio delle pressioni inflazionistiche, che potrebbe comportare un aumento dei costi di finanziamento.
Non vanno trascurati anche i rischi geopolitici:
“I deficit di bilancio dei governi sono ancora ben al di sopra dei livelli pre-pandemici e un’accelerazione dei conflitti regionali potrebbe innescare una brusca impennata della spesa per la difesa” si segnala ancora nel rapporto, per poi aggiungere che “il crescente protezionismo commerciale e i conflitti geopolitici potrebbero esacerbare ulteriormente i vincoli della catena di approvvigionamento, determinando un aumento della spesa pubblica per mitigare le implicazioni negative di una maggiore frammentazione del commercio e dei flussi di capitale”.