Aveva promesso che avrebbe ridotto il fardello del debito pubblico italiano, ma nei cento giorni di governo alla fine ha fallito. Nel suo primo discorso da premier Matteo Renzi aveva annunciato che avrebbe alleggerito il peso dei debiti che grava sulle spalle delle generazioni future, ma con lui a Palazzo Chigi il passivo statale è salito di 2.617 euro per persona.
In un intervento in Parlamento il febbraio del 2014, Renzi ha dichiarato che il governo doveva ridurre la montagna di debiti da pagare. Tuttavia, alla chiusura della sua esperienza di governo dopo la sconfitta al referendum sulla riforma costituzionale, l’incremento percentuale del debito pubblico è stato più grande anche di quelli visti durante l’ultima amministrazione Berlusconi del 2008-2011.
Il debito pubblico italiano è il più grande dell’area euro in termini assoluti e il secondo dietro alla Grecia in termini percentuali se confrontato con il Pil. Non essere riusciti a ridurne il carico è uno dei grandi fallimenti – e probabilmente rimpianti – del governo Renzi.
Finanze pericolanti, se ne parlerà a Davos
Domani al World Economic Forum di Davos Pier Carlo Padoan, il ministro delle Finanze, sarà chiamato a rispondere alle domande insistenti sullo stato delle finanze pubbliche traballanti dell’Italia.
Sotto Renzi, ossia da febbraio 2014 a novembre 2016, il debito pubblico pro capite è cresciuto del 7,6%. È una variazione percentuale più alta anche di quella del +7% vista durante i 42 mesi dell’ultimo governo Berlusconi, quando la crisi del debito sovrano europea ha costretto il fondatore di Forza Italia a rassegnare le dimissioni a novembre 2011 e lasciare spazio al governo tecnico guidato da Mario Monti.
Per fare un paragone, il livello di debito pro capite è salito dello 0,9% durante l’amministrazione di Enrico Letta e del 5,5% quando al potere a Palazzo Chigi c’era Mario Monti e al Tesoro prima lo stesso professore della Bocconi prima e poi dal luglio del 2012 Vittorio Grilli. Il governo tecnico di Monti è rimasto in carica fino ad aprile del 2013, l’ultimo anno in cui si sono tenute le elezioni che hanno determinato l’attuale legislatura.
Il debito pubblico è aumentato ancora in novembre attestandosi a quota 2.230 miliardi, secondo i dati dell’Istat. Era pari a 2.110 miliardi a fine febbraio di tre anni fa, quando Renzi ha preso in mani le redini dell’Italia. Secondo la legge di bilancio approvata a dicembre, il governo intende ridurre il rapporto tra debito e Pil.
L’agenzia di rating Dbrs ha tagliato il giudizio a lungo termine sulla qualità del credito sovrano italiano a BBB (high) da A (low), citando la crescita debole dell’economia che hanno provocato ritardi nel processo di abbassamento dell’elevato rapporto tra debito pubblico e Pil. Questo ha reso il paese “più esposto a choc avversi”.