Uscita di scena Angela Merkel, si rafforza l’asse Draghi-Macron che stanno pensando ad una agenzia europea per la gestione del debito pubblico dei singoli paesi Ue. I due leader, sempre più vicini nella partita per la riscrittura delle regole di bilancio europee, stanno pensando alla creazione di un’agenzia del debito pubblico per mettere al riparo i governi dalle scosse dei mercati finanziari.
L’idea – scrive il Corriere della Sera – è quella di “un’agenzia europea di gestione del debito che potrebbe nascere dall’attuale fondo salvataggi (Mes) per assorbire in permanenza gli enormi oneri accumulati dai governi durante la pandemia e, potenzialmente, anche durante la crisi finanziaria globale. E una revisione che renda le regole europee di bilancio più realistiche, meno ossessionate dai deficit annui, ma imperniate su pochi criteri fondamentali”.
Il progetti prende le mosse dalla idea condivisa – continua il Corriere – che qualunque nuovo accordo sui conti può funzionare solo in un’Unione europea progettata per esistere come soggetto geopolitico e tecnologico in un mondo segnato da crisi sistemiche e tensioni fra superpotenze.
Agenzia per il debito pubblico, cosa dovrebbe fare
La proposta franco-italiana è resa esplicita dai due consiglieri economici (Giavazzi e Weymuller), che in paper di 13 pagine pubblicato sul sito dell’Università di Chicago spiegano nel dettaglio il piano di assorbimento del debito.
Come spiega il Corriere, la nuova Agenzia europea del debito emetterebbe titoli europei a basso rischio e basso rendimento per attuare, grazie ad essi, uno scambio con la Bce. La banca centrale prenderebbe quei titoli europei dall’Agenzia. “L’assunzione” dei debiti nazionali da parte dell’Agenzia dovrebbe avvenire in modo graduale in cinque anni (…). Raggiunta la quota di acquisti prestabilita, l’Agenzia terrebbe i titoli di Stato fino alla scadenza e poi ne riacquisterebbe per pari valore. A ciclo continuo, senza mai ridurre la propria esposizione. Di fatto l’Agenzia diventerebbe così un magazzino a basso costo dove resta parcheggiato a oltranza fra un quinto e un terzo del debito del debito pubblico di ciascuno Stato europeo”.