L’impennata del debito pubblico mondiale resta sotto la lente del Fondo monetario internazionale (FMI), in continuo pressing sui governi affinché si mettano al lavoro per pensare ad un percorso di riduzione.
In questa direzione come rendere le obbligazioni più appetibili per gli investitori privati?
Un ruolo importante nella ristrutturazioni del debito pubblico, secondo gli economisti dell’FMI potrebbe arrivare da un uso più ampio degli state-contingent debt instruments (SCDI), ovvero obbligazioni che legano i rendimenti ai risultati economici.
Debito pubblico: cosa sono gli State Contingent Debt Instruments (SCDI)
Si tratta di strumenti che esistono già oggi, ma ad oggi non hanno trovato grosso riscontro sul mercato perché chi investe nel reddito fisso ha fortemente scontato il loro valore a causa di profili di rischio imprevedibili, ha affermato il FMI in una nota.
Il Fondo Monetario Internazione vorrebbe che fossero utilizzati in maniera diffusa e standardizzata, fino a prevedere l’assenza di un tetto ai guadagni per l’investitore, così da renderli appetibili.
Non solo. L’idea è anche quella di prevedere clausole di conversione anche in quote di società pubbliche, e legare i pagamenti a dati che non dipendono dai governi che li emette, come per esempio prezzi delle materie prime esportate.
Ovviamente dietro tutto questo si nasconde la difficoltà dei paesi di ristrutturare il debito pubblico. Difficoltà che rischia di aggravarsi in presenza di crisi di liquidità scaturite da eventi imprevedibili, come è il caso dalla pandemia da Covid-19.
Ecco perché l’FMI ha anche chiesto una migliore protezione per gli emittenti di debito sovrano in caso di peggioramento delle condizioni economiche, come per esempio l’inclusione di clausole sui disastri, come quelle utilizzate per alcune recenti ristrutturazioni caraibiche, può fornire una sorta di “assicurazione” ai Paesi più vulnerabili.
Per quanto riguarda l’Italia secondo la Nota di aggiornamento al Def rispetto al 2020, nel quadro programmatico di finanza pubblica, il rapporto debito/PIL nel 2021 è previsto in calo di 2,4 punti percentuali, portandosi dal 158 % al 155,6 %. Per gli anni successivi viene delineato un percorso di graduale rientro del rapporto, con l’obiettivo di riportare il debito della P.A al di sotto del livello pre-Covid entro la fine del decennio.