Il debito pubblico italiano potrebbe salire da 5 a 20 punti sul Pil a causa dello shock economico dovuto al coronavirus, e nel periodo successivo potrà, al più, stabilizzarsi sul nuovo livello. Con un rapporto debito/Pil che potrebbe anche raggiungere il 150%.
Un destino che l’Italia potrebbe condividere con la Spagna, che difficilmente potrebbe riportare il rapporto debito/Pil sul sentiero dell’abbassamento. E’ quanto scrivono gli analisti di Morgan Stanley in una nota intitolata “Il debito dopo il Covid-19”.
Gli scenari ipotizzati da Morgan Stanley sono tre.
Nel primo, che vede un aumento di 5 punti percentuali sul del debito pubblico, viene immaginato il caso in cui “l’epidemia di Covid-19 viene contenuta relativamente in fretta, con l’economia in forte ripresa”.
Il secondo scenario prevede un aumento di 10 punti e il terzo un aumento di ben venti punti. “Questi sarebbero i casi più estremi, in cui non riesce a materializzarsi per intero la nostra previsione di un rapido e completo rimbalzo dell’attività economica” sulla rapida “revoca delle misure di allontanamento sociale”.
(Nel grafico in basso le proiezioni sull’andamento del debito italiano secondo Morgan Stanley)
“C’è significativa incertezza attorno” alla simulazione sull’andamento dei debiti pubblici dopo il Covid-19 “poiché abbiamo una visibilità limitata sulle dimensioni e la durata dello shock economico o dell’impatto e della risposta fiscale”, ha scritto Morgan Stanley, “tuttavia, pensiamo che la periferia potrebbe gestire un considerevole aumento del debito pubblico, ipotizzando che non avvenga un brusco aumento nei costi di finanziamento (grazie al supporto della Bce) e un po’ di moderazione nella spesa pubblica, una volta che sia stata affrontata la minaccia per la salute pubblica”.
Le prospettive sarebbero meno problematiche per gli altri due Paesi presi in considerazione nell’analisi, Portogallo e Grecia, i quali dopo l’immediato innalzamento del debito pubblico avrebbero maggiori chance di riportarlo ai livelli pre-coronavirus.
Secondo Morgan Stanley l’impegno manifestato sinora dalla Bce “potrebbe non essere sufficiente, ma ci aspettiamo che la Bce farà di più se necessario. Inoltre, vediamo una possibilità di un’azione fiscale comune, sia attraverso la concessione ai paesi accedere al Mes, o forse anche attraverso l’emissione congiunta di coronabond”, hanno scritto gli analisti.
“Più in generale, poiché il virus è uno shock simmetrico, vediamo una migliore possibilità di una risposta fiscale comune rispetto alla crisi del debito nell’area dell’euro”, che vedeva colpiti soprattutto i Paesi mediterranei e l’Irlanda.
In merito alla possibilità di sfoderare i fondi del Mes sono intervenuti, un un’altra nota gli economisti di Morgan Stanley Jacob Nell, Joao Almeida e Markus Guetschow.
“Abbiamo visto l’Eurogruppo giungere ad un accordo sull’utilizzo del Mes, un accordo che, a nostro avviso, i leader dell’Ue sosterranno.
Mentre resta da vedere se si opterà o meno per l’impiego di questo strumento, c’è da dire che questo potrebbe ancora fornire un’assicurazione ulteriore – e il suo utilizzo aprirebbe la porta ad operazioni Omt, qualora ciò si rendesse necessario – sebbene le pressioni per un’azione extra della Bce nel breve termine siano basse, data la flessibilità garantita dai 750 miliardi di euro del Pepp. Il punto interrogativo più grande in questa fase – dopo la lettera di nove dei leader che chiedono i coronabond – è se il Consiglio europeo concorderà su un’emissione congiunta. Ci aspettiamo alcuni sviluppi su questo fronte nel corso della giornata di oggi”.