NEW YORK (WSI) – La recente sentenza del giudice Usa sugli 1,3 miliardi di dollari che l’Argentina deve rimborsare a un gruppo di fondi hedge dopo il default 2001 ha riportato sotto i riflettori internazionali la possibilità, per alcuni paesi, Buenos Aires in testa, di far ricorso a un regime fallimentare sotto l’egida delle Nazioni Unite.
E’ quanto sostiene il Financial Times in un articolo odierno, secondo cui sono sempre più numerosi gli osservatori che, prendendo spunto dalla recente battaglia legale contro l’Argentina, fanno notare come il sistema attuale sul default statale evidenzi una forte debolezza e che, pertanto, sia giunto il momento di rivedere il “meccanismo di ristrutturazione del debito sovrano” (SDRM) proposto dal FMI nel 2002.
Quest’ultimo, proposto da Anne Krueger, ex capo economista della Banca Mondiale vice direttore generale del FMI, nasce dall’insoddisfazione nei confronti degli strumenti di risoluzione ex-post delle crisi (linee di credito ufficiale, scambio di debito con azioni, ristrutturazioni, più o meno volontarie, del debito), e dall’idea di coinvolgere ex-ante i creditori privati.
La struttura SDRM prevede l’istituzione di una specie di corte fallimentare internazionale al cui interno vengano composti in modo ordinato i diversi interessi in causa. Concepito come una sorta ricorso volontario al Chapter 11, l’SDRM non è mai decollato per via dell’opposizione degli Stati Uniti.
L’iniziativa ha ritrovato nuovi sostenitori dopo la crisi del debito della zona euro, che ha confermato la debolezza dell’approccio contrattuale per le ristrutturazioni del debito sovrano. “Avere un chiaro meccanismo avrebbe potuto evitare tutti i tipi di problemi nella zona euro”, ha recentemente commentato Anne Krueger.