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Debito Usa, come la crisi missilistica di Cuba

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NEW YORK (WSI) – Un default del debito Usa non ci sarà, ma Washington sta giocando con il fuoco. Dopo la minaccia di un declassamento di Fitch è arrivato l’avvertimento del’ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale.

Per Kenneth Rogoff l’America rischia di fare fronte ad un ‘armageddon finanziario’. L’economista mette a confronto la delicata posizione del presidente Barack Obama con quella della crisi missilistica di Cuba, nel 1962.

Mentre i tassi sui Treasuries a breve scambiano in forte rialzo, i grandi creditori non possono stare a guardare. Cina e Giappone, che detengono 2.400 miliardi di dollari in titoli di stato Usa, si sono dette pronte ad agire nel caso in cui la crisi dovesse protrarsi.

Sebbene Pechino non creda in un default tecnico del debito (si tratta di un falso problema tanto c’è sempre Obama, i i rischi sono altri), si è vista costretta a prendere in considerazione l’ipotesi in cui l’impasse non si sblocchi. È in gioco la credibilità degli Stati Uniti come debitore.

Idem per il Giappone, che deve prendere in considerazione l’impatto potenziale di un default dei suoi Bond, anche se Obama e i Repubblicani riusciranno con ogni probabilità a scongiurare l’armageddon finanziario di cui parla Rogoff.

Lo ha detto il ministro nipponico delle Finanze Taro Aso. Da parte sua il vice ministro dell’Economia cinese ha fatto sapere che gli Stati Uniti dovrebbero fare di tutto per prevenire un default.
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I mercati sono scossi dalle irresponsabilità delle autorità politiche. Da quando l’agenzia S&P ha declassato la nazione nel 2011, l’indice del Dollaro di Bloomberg, che misura l’andamento del biglietto verde nei confronti del paniere delle dieci principali concorrenti, ha incominciato ad accelerare.

Se da un lato i titoli di Stato non hanno accusato il colpo, il mercato azionario globale ha perso 6 mila miliardi di dollari di valore dal 26 luglio al 12 agosto di due anni fa. I tassi sui Treasuries decennali scambiano al 2,73% attualmente, in crescita dall’1,38% del 2012, che rappresenta un minimo storico. Il rendimento a due anni si attesta allo 0,35%: ha riportato un rialzo di 9 punti base nell’ultimo anno.

“La politica basata sul rischio e la ridotta flessibilita’ finanziaria potrebbero aumentare il rischio di un default degli Stati Uniti”, scrive Fitch in un report divulgato nella tarda serata di New York, qualche ora dopo la chiusura di Wall Street. Secondo Fitch gli Usa rischiano di vedersi costretti a pagare in ritardo fornitori e dipendenti, cosi’ come sussidi e altri assegni di assistenza sociale ai cittadini. Questo danneggerà l’immagine e la qualità del credito americano. Ma il tetto al debito, in un modo nell’altro, alla fine sara’ aumentato.

I tagli alla spesa hanno raggiunto quota 1.200 miliardi in nove anni, con 85 miliardi che avranno effetto negli ultimi mesi dell’anno.

La situazione si è fatta più complicata a partire da marzo, quando il governo non è riuscito a trovare un accordo per sostituirli con altre manovre di riduzione del bilancio. È l’accordo del 2011 per l’innalzamento del debito che prevedeva tali riduzioni, meglio note come “sequestro” in Usa.

Se questa volta Washington non innalzerà il tetto sul debito, il Tesoro disporrà di una somma di soli $30 miliardi, un “livello pericolosamente basso di contanti”, secondo il capo del dicastero economico Jack Lew. “E noi qui siamo sul punto di trovarci in una situazione mai vista, non avendo cash per pagare le nostre spese”.

Lew ha anche spiegato che in realtà il limite sul debito è stato toccato lo scorso maggio, tanto che il Tesoro ha dovuto utilizzare misure straordinarie, necessarie per avere maggiori margini di manovra. Ma ora la capacità di attingere a queste misure è scaduta.