ROMA (WSI) – E’ scontro totale in Giunta per il Regolamento del Senato convocata per stabilire se sulla decadenza di Berlusconi si deciderà con voto palese o segreto.
La Giunta per il regolamento che deve decidere come si voterà sulla decadenza di Berlusconi dal mandato di parlamentare si riconvoca per le 9. Il Pdl aveva proposto una nuova seduta per il 4 novembre, ma il capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda, ha minacciato di andare avanti ad oltranza finché non si arrivava al voto. ”Non c’è stato nessuno scontro con Zanda in giunta per il Regolamento. Semplicemente avevo avvertito che per domani avevo una visita medica da fare. Così avevo chiesto un breve rinvio”.
Il senatore del Pdl Francesco Nitto Palma smentisce così che ci sia stato uno scontro con il capogruppo del Pdl Luigi Zanda sulla data di nuova convocazione della giunta per il Regolamento che deve decidere su come debba essere il voto per la decadenza di Berlusconi. ”Io invece avevo chiesto di biasimare la frase di Grillo secondo cui il Parlamento è come un vespasiano – aggiunge – ma nessuno ha voluto esprimersi a riguardo”.
Schifani, si sospenda Aula e venga Grasso – “Si sospendano subito i lavori dell’Aula e venga immediatamente il presidente Grasso a sentire le nostre ragioni perché qui si sta avallando il fatto che a maggioranza si cambino i regolamenti”. Lo ha detto il capogruppo del Pdl al Senato, Renato Schifani, intervenendo nell’aula di Palazzo Madama.
Palma, Severino irretroattiva – ”La corte d’Appello di Milano ha detto che l’incandidabilità è una sanzione amministrativa, e pertanto non è retroattiva. Quindi dà ragione a noi e non c’è motivo di andare avanti”. Francesco Nitto Palma spiega così perché la giunta per il Regolamento del Senato è stata sospesa.
Mediaset: giudici, applicare Severino spetta a Parlamento – L’autorità ”competente” ad ”irrogare” la ”sanzione” della decadenza e della incandidabilità sulla base della Legge Severino è ”l’autorità amministrativa”, ossia ”la Camera di appartenenza” del condannato. Lo scrivono i giudici della Corte d’Appello di Milano, i quali, respingendo un’eccezione di costituzionalità formulata dalla difesa di Silvio Berlusconi, chiariscono anche che l’interdizione dai pubblici uffici, sanzione ”penale”, è ben distinta dalla ”sanzione” della legge Severino.
In base alla legge Severino il ”presupposto” per applicare la sanzione della decadenza e della incandidabilità è ”la condanna penale” definitiva. Lo spiega la Corte d’Appello di Milano in un passaggio delle motivazioni in cui chiarisce la distinzione tra l’interdizione dai pubblici uffici e la sanzione della legge Severino. In base a questa legge, scrive la Corte, ”la sopravvenienza della condanna penale per determinati reati” crea ”una sorta di status negativo del soggetto”.
Berlusconi, voto su mia decadenza macchia democrazia – “Il voto sulla mia decadenza sarebbe una macchia sulla democrazia italiana destinata a restare nei libri di storia: il leader di centrodestra escluso così, con una sentenza politica che è il contrario della realtà, perché non si riesce a batterlo nelle urne”. Lo afferma Silvio Berlusconi in un’intervista a Vespa contenuta nel suo prossimi libro.
“Segnalo che il Governo, se volesse, avrebbe un’autostrada per risolvere il problema: è tuttora aperta la “legge delega” sulla giustizia, e basterebbe approvare una norma interpretativa di una riga, che chiarisca la irretroattività, la non applicabilità al passato della Legge Severino. Letta dica si o no”. “Segnalo che il Governo, se volesse, avrebbe un’autostrada per risolvere il problema: è tuttora aperta la “legge delega” sulla giustizia, e basterebbe approvare una norma interpretativa di una riga, che chiarisca la irretroattività, la non applicabilità al passato della Legge Severino. Letta dica si o no”. Così Berlusconi a Bruno Vespa.
Grillo, voto segreto una vergogna – Il M5S si esprimerà per il voto palese sulla decadenza di Silvio Berlusconi. Lo ha confermato Beppe Grillo. ”E’ una vergogna l’ipotesi che noi possiamo fare una cosa diversa”, ha detto arrivando a Montecitorio.
Renzi, meglio voto palese, temo atteggiamento M5s – “Io credo che non ci sia niente di male nel voto palese se questo significa chiedere ad un senatore di essere responsabile del suo voto, l’idea del voto palese è sacrosanta non ci vedo niente di male, mi dispiacerebbe ci fossero giochini alle spalle un po’ stravaganti. Temo qualcuno tra i 5 stelle voti contrariamente a quello che dice, non avrei dubbio sul fatto che sia meglio il voto paese nel rispetto delle regole”. Lo afferma Matteo Renzi, candidato alla segreteria del Pd al forum sul Messaggero.
Aula respinge proposta M5s su voto 5/11 – L’Aula del Senato respinge, per alzata di mano, la proposta di M5s di votare la decadenza di Silvio Berlusconi il 5 novembre. Votano contro la maggioranza e la Lega Nord, a favore M5s e Sel. Rimane quindi il calendario deciso dalla conferenza dei capigruppo che non accenna a data decadenza.
La risposta di palazzo Chigi è sempre la stessa: la vita del governo e le vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi devono viaggiare su piani separati. Tradotto, Enrico Letta respinge l’ennesima richiesta dal Cavaliere, stavolta esplicitata nel libro di Bruno Vespa, di un decreto legislativo che sancisca l’irretroattività della legge Severino. Una strada, questa di intervenire attraverso la legge delega ancora aperta, che da settimane gli ambasciatori di Berlusconi provano a proporre al presidente del Consiglio, anche prima del voto di fiducia del 2 ottobre. Ma che dal premier ha avuto sempre la stessa identica risposta: un no netto.
Perchè per Letta vale quanto ribadito “con chiarezza” nel discorso pronunciato in Senato appunto il 2 ottobre: i due piani sono e devono rimanere separati, e se non possono esserci leggi contra personam, non possono esserci neanche leggi ad personam. Anche se in ballo ci fosse l’esistenza dell’esecutivo. Che per il premier in realtà non rischia: “In Senato è già nata una nuova maggioranza, che solo il dietro front improvviso di Berlusconi ha impedito di mostrarsi nei numeri”, ricordano da palazzo Chigi. E quella maggioranza si è costituita proprio “su un discorso inequivoco di Letta in materia di giustizia”. Ovvero, chi quella fiducia l’avrebbe votata comunque anche senza la retromarcia di Berlusconi, “ed erano abbastanza per far continuare il governo”, ha accettato questo principio, e per i collaboratori del premier non ci sono motivi per immaginare un ripensamento. Uno strappo di Berlusconi, è la convinzione degli uomini di Letta, non comporterebbe dunque la caduta del governo.
Questo non significa che Letta auspichi un esito del genere: “Da un lato potrebbe essere visto come un vantaggio definire plasticamente il perimetro della nuova maggioranza, ma dall’altro – ragionano uomini vicini al premier – perchè auspicare la nascita di un nuovo gruppo parlamentare d’opposizione, che a quel punto assumerebbe posizioni molto radicali?”. Meglio dunque non pressare Alfano e gli altri pidiellini fautori della stabilità di governo, ma lasciare alle loro valutazioni l’opportunità o meno di sancire una spaccatura nel Pdl.
Anche perchè al momento Alfano è comunque intenzionato a cercare di preservare l’unità del Pdl: “Sarebbe una follia dividere il campo del centrodestra, tanto più che tutti vogliamo restare in una logica bipolare”, spiega uno dei ministri pidiellini. Una scelta, sottolinea la stessa fonte, “che non conviene nè a ‘noi’ nè a Berlusconi”. Insomma, “non è che abbiamo paura della scissione, nè temiamo il voto delle Europee che comunque non ci vedrebbe insieme a Mauro e agli altri”. Perchè lo scenario di una scissione imposta da Berlusconi è comunque valutato nell’ala governativa del Pdl: “Alle Europee potremmo comunque superare la soglia di sbarramento, e il governo resterebbe in carica: a quel punto, chi dice che non diventeremmo noi una forza più attraente rispetto ad una Forza Italia attestata su posizioni estremiste?”. Visto anche, è la convinzione degli alfaniani, che “i numeri nel partito e nel Consiglio Nazionale non sono così favorevoli ai falchi come ci cerca di far credere in questi giorni…”. Ma il punto è che “riteniamo un errore la rottura”. E questo Alfano e i ministri lo avrebbero spiegato a Berlusconi nell’incontro di ieri sera tra il Cavaliere e il vicepremier e lo spiegheranno di nuovo nel pranzo di oggi con tutti i ministri. Senza però cedere “nè sul sostegno al governo nè sulle questioni di democrazia interna al partito”.
Ragionamenti che Alfano ha condiviso anche con Letta, che dunque preferisce non pressare il vice premier verso la costituzione di nuovi gruppi parlamentari. E sempre nel campo centrista, da registrare ieri l’incontro tra Letta e il suo predecessore Mario Monti, dopo le polemiche sulla legge di Stabilità: colloquio a Chigi sul ddl ma anche sui temi europei. Con un impegno reciproco, quello di consultarsi con più frequenza.
(Ansa-TMNews)