Una giornata agitata quella di ieri in cui si sono rincorse voci sulla mancanza di coperture economiche per le misure inserite nel decreto genova quello dedicato alla ricostruzione del Ponte Morandi crollato il 14 agosto scorso e in cui persero la vita 43 persone.
Le indiscrezioni dicevano che il decreto era fermo sul tavolo della Ragioneria di Stato che non lo licenziava visto le incertezze sulle coperture. Poi è intervenuto Palazzo Chigi a sciogliere ogni dubbio.
Gli interventi in conto capitale sono integralmente finanziati e parimenti, quelli di parte corrente sono integralmente finanziati per il 2018 e, in parte, per gli anni successivi. Per la parte residua, sarà data copertura nella prossima legge di bilancio, che sarà presentata al parlamento il 20 ottobre. In definitiva nessun ritardo per l’avvio delle misure di sostegno contenute nel decreto tant’è che dal MEF hanno appena confermato di avere terminato le valutazioni di propria competenza e che il decreto legge sta per essere inviato al Quirinale.
Così anche il Tesoro ha fatto sapere che “la Ragioneria Generale dello Stato non ha bloccato il decreto, ma lo sta sbloccando”. Nel frattempo arrivano le conclusioni della commissione ispettiva del Mit durissime nei confronti di Autostrade per l’Italia. Si scopre così che la società della famiglia Benetton ha scelto di effettuati lavori di manutenzione del viadotto a traffico pieno, “pur a conoscenza di un accentuato degrado delle parti portanti del viadotto.
“Aspi non ha ritenuto di provvedere, come avrebbe dovuto, al loro immediato ripristino e per di più non ha adottato alcuna misura precauzionale a tutela degli automobilisti che transitavano sul viadotto della A10 (..) non si è avvalsa (…) dei poteri limitativi e/o interdittivi regolatori del traffico sul viadotto (…) e non ha eseguito conseguentemente tutti gli interventi necessari per evitare il crollo verificatosi”.
La cosa ancora più grave dicono gli ispettori del Ministero delle Infrastrutture è che Autostrade “minimizzò e celò allo Stato gli elementi conoscitivi che avrebbero permesso agli organi di vigilanza di dare compiutezza sostanziale ai suoi compiti”. Altra accusa verso Aspi è quella, dicono gli ispettori, di aver ridimensionato i lavori di ristrutturazione degli stralli presentato lo scorso anno quando si trattava di una vera e propria opera di “ripristino e rinforzo” traendo così in inganno gli organi di vigilanza che non avrebbero potuto così cogliere la complessità tecnica e organizzativa dei lavori.